Il 18 maggio 1988, a 59 anni muore Enzo Tortora, conduttore televisivo, autore e giornalista, per un tumore. A 30 anni dalla sua morte, Tortora è diventato la personificazione dell’errore giudiziario italiano. Nulla, intanto, è cambiato nella giustizia italiana. Lo “Sportello dei Diritti” ricorda l’eroe e il simbolo della lotta alla malagiustizia. Enzo Tortora, il giornalista fu arrestato e tradotto in carcere dopo essere stato accusato ingiustamente di associazione mafiosa e traffico di droga, reati dai quali risultò totalmente estraneo dopo un processo approdato sino alla Corte di Cassazione, sulla base di accuse formulate da soggetti provenienti da contesti criminali.
Dopo ben 7 mesi di reclusione ed una battaglia di civilità portata avanti in prima linea, anche per il suo contestuale impegno politico in parlamento nelle fila dei radicali, la sua innocenza fu dimostrata e riconosciuta e venne infine definitivamente assolto. Tortora morì solo un anno dopo dall’assoluzione in via definitiva a causa di un male che senz’altro fu determinato dalle sofferenze subìte per l’ingiusta detenzione e per l’essere stato messo alla gogna in un Paese che si spaccò fra colpevolisti e innocentisti, come sempre accade nel mondo dell’informazione globale. A tal proposito disse il grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia: «Quando l’opinione pubblica appare divisa su un qualche clamoroso caso giudiziario – divisa in “innocentisti” e “colpevolisti” – in effetti la divisione non avviene sulla conoscenza degli elementi processuali a carico dell’imputato o a suo favore, ma per impressioni di simpatia o antipatia. Come uno scommettere su una partita di calcio o su una corsa di cavalli. Il caso Tortora è in questo senso esemplare: coloro che detestavano i programmi televisivi condotti da lui, desideravano fosse condannato; coloro che invece a quei programmi erano affezionati, lo volevano assolto.»
Nonostante tutto ciò, Enzo Tortora non si arrese, come fanno tanti sopraffatti da un sistema giudiziario che può soffocare e uccidere al pari di una rivoltella e questa sua lotta per la difesa dei diritti dei cittadini contro una giustizia con la g minuscola che troppo spesso si rivela forte con i deboli e debole con i forti, se ha portato dei miglioramenti quantomeno nell’attenzione dei cittadini verso i problemi connessi all’amministrazione della giustizia e dell’ordinamento penitenziario con provvedimenti che hanno significato nuove garanzie per indagati e detenuti, tuttavia non può rimanere nel dimenticatoio anche in onore e per mantenere costante l’attenzione verso le migliaia di cittadini che quotidianamente sono accusati o condannati ingiustamente, e subiscono trattamenti umilianti e indicibili sofferenze, acuite al giorno d’oggi, ancor più che in passato, dalla potenza dei media e della rete che sono pronti a sacrificare il nome e la dignità delle persone in ragione della “notizia”. Ecco perchè, per un ulteriore miglioramento dei diritti dei cittadini e per una Giustizia sempre più “Equa” ed adeguata ad una civiltà che riconosce nelle Libertà dei suoi cittadini la massima essenza dello Stato di Diritto, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, proprio nella data del 17 giugno, rilancia la proposta di istituzionalizzare una “Giornata Nazionale delle Vittime di Malagiustizia”, perchè anch’esse sono vittime e sono un po’ tutti Enzo Tortora.