Sono trascorsi già 15 anni dall’ultima apparizione sulle scene di Johnny Cash e non poteva che essere per amore.
Con la sua chitarra in mano, di nero vestito – rigorosamente – ma su una sedia a rotelle, il 15 luglio 2003 The Man in Black saliva sul palco di Hilton, in Virginia e lo faceva per rendere omaggio all’amore più grande della sua vita, June Carter, scomparsa pochi mesi prima. “Hi, I’m Johnny Cash”, così l’artista salutava i quasi mille spettatori disposti a condividere con lui un momento importante, forse l’ultimo. 30 minuti intensi di emozioni e di malinconia, durante i quali Cash ha eseguito alcuni dei suoi più grandi successi. Prima fra tutte “Folsom Prison Blues”, poi “Sunday Morning Coming Down“, l’immancabile “Ring of Fire”, scritta e dedicata a June, e poi ancora “Big River” e la melodia gospel “Angel Band”.
“I don’t really know what to say about how I feel tonight, being up here without her”, così Cash iniziò a riflettere sulla sua defunta moglie. In quel momento il pubblico rimase in silenzio. L’emozione era palpabile, June non c’era e Johnny si sentiva spaesato, come se – riprendendo le parole famose di Garcia Marquez – con la sua morte gli avessero amputato un arto. “Con l’amore che aveva per me e l’amore che io ho per lei, siamo collegati da qualche parte tra qui e il paradiso – rifletté Cash – È scesa per una breve visita stasera, immagino, dal cielo, per venire a trovarmi e darmi coraggio e ispirazione, come sempre “.
Johnny e June si conobbero nel 1956, nel backstage del Grand Ole Opry, ma entrambi erano già sposati. Il loro amore era, però, innegabile e nonostante le innumerevoli problematiche e i diversi ostacoli – la dipendenza da droghe di Cash fu tra questi – nel 1968 si sposarono e vissero per 35 anni come una coppia felice, ma non nell’apparenza, nella realtà.
Ironia della sorte, l’ultimo pezzo suonato dal vivo da Johnny Cash in quella giornata di 15 anni fu “Understand Your Man”, una canzone che per 25 anni non fu eseguita. Il singolo scritto nel 1964 fu una risposta provocatoria alla lite che Cash, all’epoca, aveva in corso con la sua prima moglie, Vivian Liberto, nel periodo in cui i tour e la dipendenza dalle droghe misero a dura prova la loro unione.
Forse solo June, costantemente al suo fianco, fu in grado di comprendere la vera natura dell’interprete e del compositore Johnny Cash. Una presenza ribelle, divertente e inesorabilmente imponente. Le sue canzoni e la sua personalità, dopo 15 anni dalla sua morte, resteranno in vita per sempre.
“Ultima esibizione live – Per June – 2003”
Antonella Valente
Leggi anche: L’EXIT riapre i battenti, ecco le tappe dell’Essere Qui Tour 2019 di Emma Marrone
Leggi anche: I Subsonica si fanno attendere, cresce l’ansia per il nuovo album
Leggi anche: Roger Waters incanta Roma. Il Circo Massimo ai piedi del leggendario artista inglese