Tutto pronto, o quasi, per il Sei Nazioni 2018, torneo nel quale l’Italia dovrà dare dimostrazione di compattezza e praticità, fattori altalenanti nelle ultime due stagioni. L’era di Conor O’Shea è iniziata all’insegna della concretezza e di un ritrovato spirito di squadra che nell’ultimo anno della gestione Brunel sembrava essere ormai smarrita. Se agli azzurri il carattere non manca, non si può dire altrettanto per i punti segnati sul tabellone, indice di una smascherata sterilità offensiva che dovrà essere risolta al più presto. Di questo, e di molto altro, ne abbiamo parlato con Antonio Raimondi, voce della nazionale italiana di rugby e beniamino degli appassionati tricolore. Buona lettura.
Il VI Nazioni è alle porte e l’Italia parte con numerosi punti interrogativi. Cosa dobbiamo aspettarci, l’ennesimo torneo di transizione o un’inversione di rotta?
Bella domanda (ride ndr). E’ difficile fare un pronostico prima di un torneo lungo e complesso come il VI Nazioni. Questa domanda dovremmo rivolgerla a Conor O’Shea, il quale ci invita a fidarsi di lui e delle sue scelte. Rispetto al passato inizia a esserci una bella concorrenza nella rosa, con un numero più elevato di giocatori e di giovani che stanno venendo su bene. Ma se devo essere sincero, non vedo tutta questa qualità. Dobbiamo fidarci di ciò che dice il C.T.
Una delle poche certezze che abbiamo è la sterilità offensiva, divenuta una costante negli ultimi due anni. Ecco perché ha sorpreso la scelta di lasciare a casa Venditti, uno dei maggiori finalizzatori tra i trequarti.
Credo che la scelta sia dettata, più che altro, dalle condizioni fisiche di Giamba. Non ha giocato con grande continuità e gli infortuni ne hanno limitato l’utilizzo. Come scelta ci può stare. In una squadra che ambisce a fare di più in attacco, avere delle alternative potrebbe essere interessante. Anche perché la competizione interna non può che fare bene ai nostri ragazzi.
Tolti Ghiraldini, Parisse e Zanni al suo ritorno, Venditti è visto come uno dei leader della squadra. Visti i tanti esordienti, ti saresti aspettato una scelta così controversa?
Non saprei dirti, credimi. Bisognerebbe capire i veri equilibri interni alla squadra. Ora non li abbiamo e il campo ancora non parla. Ci sono nuovi giovani e sicuramente devi fare delle scelte, anche se impopolari. Il blocco dei trequarti delle Zebre sembra essere quello preferito, quello che, almeno, prova a giocare sempre e comunque. Poi c’è Hayward che dietro ti garantisce un certo equilibrio, complice anche la possibilità di usare il piede al gioco tattico. Francamente non vedo grandi nomi lasciati fuori.
Dobbiamo aspettarci un Hayward nelle vesti di McLean?
Si, perché no. Potrebbe essere usato come Luke. Ma, per adesso, è ancora difficile individuarne l’utilizzo, se non quello che abbiamo visto nei recenti test match. Aspettiamo a giudicare e diamo fiducia alle scelte del CT
Altro punto interrogativo: come risponderà il pubblico? E’ da sempre vicino alla squadra, nonostante i risultati impietosi degli ultimi anni. A dirla tutta, in effetti, il malumore sembra aumentare. Credi che una nazionale giovane possa subire la pressione di un pubblico che inizia a essere esigente?
Anche qui è difficile fare previsioni. Quest’anno avremo due partite in casa, la prima con l’Inghilterra e la seconda con la Scozia. Con gli inglesi non vedo grossi problemi di pubblico, sia perché è il match d’esordio, sia perché sarà una gran bella partita e, quindi, ci sarà grande entusiasmo. Con la Scozia, invece, non è detto che accada lo stesso perché la partita arriverà a fine torneo e potrà risentire di un andamento negativo, o positivo se arriveranno i giusti risultati. Il pubblico che va a vedere la nazionale non sempre è un pubblico così specializzato. L’ambiente fa molto, la voglia di divertirsi anche. Altrimenti non si spiegherebbe la grande affluenza da molte ore prima della partita. Non credo, quindi, che il pubblico caricherà di pressione gli azzurri.
Inghilterra e Francia sono le più quotate per la vittoria finale, con Irlanda subito dopo e la Scozia che ha fatto passi da gigante. Quale, secondo te, è la vera squadre da battere?
Sicuramente l’Inghilterra. Viene da due vittorie di seguito ed è una squadra veramente forte. Subito dopo vedo l’Irlanda, però. Ha avuto un rendimento elevato in questi mesi e ha i giocatori meglio gestiti da un punto di vista del dispendio energetico durante la stagione in corso, anche grazie a un’ottima programmazione della Federazione. Mi aspetto di vederli al top della forma, a differenza degli inglesi. La Scozia ha un problema: i tanti infortuni, specialmente in prima linea, minano le sicurezze di quell’aspetto del gioco che era davvero diventato notevole. Potrebbe faticare e essere meno solida, col rischio di avere meno palloni a disposizione.
E poi ci sono Francia e Galles..
La Francia ha delle incognite! Dopo aver cacciato Novès si apre un nuovo ciclo con Brunel che, però, ha subito generato alcuni malumori. E’ una squadra talentuosa ma tutta da disegnare, anche per via della gestione dei giocatori da parte dei club, non così efficace e di valore. Sul Galles non saprei, ma per storia e tradizione punta sempre a fare un grande torneo. E non è detto che non ci riesca.
Quale sarà il giocatore sorpresa per ognuna delle sei nazionali? Chi ti aspetti che possa emergere sugli altri?
Nel contesto di un gioco di squadra è abbastanza complesso individuarne uno solo. Per non andare sui soliti noti dico: Morgan Parra per la Francia, gradito ritorno, di quelli che ti fanno chiedere perché mai sia stato via tanto. E’ un giocatore che può fare la differenza. Negli inglesi vedo bene la nuova terza centro, ottimo giocatore che potrà essere il futuro del ruolo. Sexton è fondamentale per l’Irlanda e per il Galles dico Alun Wyn Jones. Fatti fuori Jamie Roberts e Charteris, dico lui, vero e proprio monumento della palla ovale. Nella Scozia potrei dire Hogg, anche perché viene da due tornei in cui è stato nominato miglior giocatore. Però viene da infortuni e ha giocato con poca continuità. Staremo a vedere.
Discorso più complesso per l’Italia, se non citiamo capitan Parisse.
Certo, si. Direi Simone Ferrari. Anche se viene da un infortunio può darci quella concretezza che mancava in mischia ordinata, persa negli ultimi due anni. Vedremo se ci sarà la conferma di Licata e di Giammarioli, entrambi giovani interessanti. Ma stiamo attenti, perché quando parliamo di giovani dobbiamo dar loro il tempo di crescere. Anche loro devono confermarsi sul campo.
Dobbiamo aspettarci un Padovani affamato dopo l’esperienza negativa a Tolone?
Se è in condizione, si. E’ un buon giocatore, speriamo trovi la condizione giusta per esprimersi al meglio. Ma in questo momento Hayward da più certezze.