Cosa succede quando tutto DEVE essere politically correct, tranne la politica?

Viviamo in un mondo in cui tutto DEVE essere politically correct; ma cosa significa questa espressione, ormai sempre più comune? Wikipedia riporta “linea di opinione e atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto generale, soprattutto nel rifuggire l’offesa verso determinate categorie di persone. L’opinione che voglia aspirare alla correttezza politica dovrà perciò apparire chiaramente libera, nella forma e nella sostanza, da ogni tipo di pregiudizio razziale, etnico, religioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, o relativo a disabilità fisiche o psichiche della persona”. Secondo la definizione, quindi, guai a dire ad una donna che è in carne, oppure a un uomo che è pelato. Per non parlare poi di alcune categorie specifiche, oggi suona scorretto persino il termine disabile, che è stato sostituito da diversamente abile, oppure il cacofonicamente terribile femminicidio, che ha definitivamente rimpiazzato l’omicidio. O vogliamo ragionare un secondo sull’attenzione linguistica che si deve adoperare quando si decide di entrare in contesti delicati come quelli relativi al colore della pelle o all’orientamento sessuale altrui. Tutto giustissimo eppure, in un mondo social in cui i termini sono sempre più importanti, nello stesso mondo in cui si condanna il bullismo, l’omofobia e l’anoressia in passerella senza sé e senza ma, è ancora possibile prendere in giro le persone normali, soprattutto quelle di potere come i politici. Dirò una cosa scomoda: io lo trovo estremamente scorretto. E’ scorretto prendere in giro Trump per la sua pettinatura, così come prendere in giro uno come Berlusconi che è arrivato in maniera più che decorosa all’età di 81 anni. E non ditemi che quella verso i politici si chiama comicità perché a mio avviso oltre un certo limite non c’è proprio nulla di comico. E’ una cosa che non ho mai capito/tollerato. Ricordo quando qualche comico prendeva in giro Spadolini o Ferrara per la loro stazza, oppure Andreotti per la sua gobba. A mio avviso soffermarsi a prendere in giro qualcuno per i propri difetti fisici è segno di scarsa intelligenza e non di comicità. Sempre. Questo vale ad ogni livello, dall’asilo a Montecitorio. Di contro trovo assurdo e inutile iper proteggere alcune categorie dietro la scusa del politically correct. E’ di oggi la notizia che nella Formula1 non ci saranno più le ombrelline, come se questo servisse a far cambiare opinione sui diritti delle donne, nel mondo degli appassionati dei motori. A mio avviso mosse come queste non sono altro che “campane di vetro”, che non aiutano a risolvere il problema, al pari di quanto fecero le leggi del proibizionismo negli Stati Uniti degli anni ’30. Dove è allora il limite del politically correct? Perché Trump può essere preso in giro per i suoi difetti fisici, mentre non si possono fare battute sul colore della pelle di Obama? Quale criterio segue questo fantomatico politically correct? Chi decide le linee guida di che cosa è corretto e cosa no? Nel medioevo ad esempio le donne nobili, ovvero quelle prese a modello da tutti, erano di carnagione bianca e tutt’altro che magre. Lo stesso vale oggi in alcune tribù africane. E’ evidente pertanto che questo tanto declamato politically correct sia un un atteggiamento sociale che cambia in base al tempo e al luogo, al contrario dell’ignoranza che, invece, rimane tale in ogni epoca e in ogni luogo.

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