Dal Nazareno con amore: specchi, onorevoli e sogni infranti

Avete presente il cugino Anselmo? Dai, quel personaggio che fa parte dell’episodio di Ruggero in Un sacco bello di Carlo Verdone. Se non l’avete presente perché non avete visto il film, scimmiottando per un attimo Andrea Scanzi vi dico che siete dei Gasparri disfattisti! Comunque, il bello di Anselmo è che è verosimile: è quel classico tipo che non ti lascia parlare manco per sbaglio se prende parola e che fa esempi senza uscire da se stesso. Per questo uno come lui fa ridere. Ecco, Anselmo è un po’ un tipo alla Ettore Rosato. Certamente non è proprio uguale, ma ha quella vena comica tutta sua che ti sorprende sempre: ora mi riferisco a Rosato, sia chiaro. La questione da dirimere è la seguente: l’onorevole a chi si ispira per il suo personaggio? Dovrà pur rifarsi a qualcuno, no? Beh, per quel che fa vedere, Rosato non può che ispirarsi a Rosato, continuamente, e per questo lo dobbiamo ringraziare. L’altra sera era a di Martedì: Renzi ha inviato il carisma incarnato per difendere le posizioni del PD, per giustificare l’attuale comportamento di chiusura del partito e ovviamente per parlare dei motivi della sconfitta. Diciamocelo: anche stavolta lo statista di Rignano c’ha preso in pieno. Dopo aver scritto e firmato una legge elettorale che a confronto Paola Taverna è Scarlett Johansson e Brunetta un tronista di Uomini e Donne (con quel sorriso irresistibile ce lo vedrei bene), Rosato va in tv e se ne esce così: “con nessuna legge elettorale si poteva garantire la governabilità. […] Che ci fosse il porcellum che è stato dichiarato incostituzionale, il mattarellum. Gli altri sistemi avrebbero dato tutti un risultato analogo”. In sostanza, sbandiera una simulazione a cui lo stesso Istituto Cattaneo di Bologna dà la valenza di un “forse” e “dimentica” i “cavilli” demenziali del proprio testo. Questo sì che sottolinea ancora una volta l’attuale fase di maturazione del Partito Democratico. Renzi ha dichiarato di aver perso le elezioni per colpa degli scissionisti e di Mattarella, Rosato crede di non aver fatto una piega con questa legge elettorale, Orfini – va be’, per lui una parola basta e avanza e ho già detto “Orfini”, quindi che il silenzio parli per noi –. È vero, la sinistra viene via via sconfitta in tutto il mondo, ma la nostra sinistra (sinistra?!) si è impegnata dannatamente per seguire l’onda. Dopo la batosta del 4 marzo, del referendum costituzionale, di qualsiasi elezione di rilievo successiva alle europee del 2014, manca solo un flop di Giachetti alle audizioni di X-Factor. Nonostante questo, il PD si arrocca ancor di più sulle sue posizioni, con una “lungimiranza” che fa sghignazzare persino molti commentatori che ne seguono l’operato. È proprio vero, Matteo Renzi è stato probabilmente la più grossa sbornia politica presa dal dopoguerra, e questo non deve far sorridere: deve anzi far riflettere amaramente. Nel momento presente, sarebbe auspicabile una certa lungimiranza popolare, ma molti dei personaggi politici che sono venuti fuori fanno pensare che la nostra “predilezione per il vino” abbia superato il cliché e si sia elevata a costume morale. Dopotutto, le “nobili” classi dirigenti che abbiamo avuto negli ultimi quarant’anni non sono state mica elette da un altro Paese. Per questo ogni volta le amiamo e poi le odiamo così tanto: di nobiltà ne è rimasta loro ben poca e dove prima trovavamo speranza, ora c’è solo qualche “specchio” in cui pian piano ci vergogniamo di guardare.

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