Pinguini, balene e altre specie a rischio in Antartide. Greenpeace: colpa della pesca industriale

Mentre un peschereccio ucraino di krill cercava di passare il suo carico a una nave-frigo, gli attivisti di Greenpeace hanno aperto uno striscione sulla fiancata dell’imbarcazione. Altri attivisti si sono invece arrampicati sulla catena dell’ancora per attaccare una capsula di sopravvivenza che gli ha consentito di rimanere sul posto, protetti dal rigido clima antartico. L’azione si è interrotta dopo sette ore. “Lo abbiamo fatto perché la pesca industriale di krill in Antartide sta minacciando la sopravvivenza di pinguini, balene e altre specie”. La pesca di krill è un settore redditizio e in piena espansione, poiché il krill è usato nella produzione di mangimi e integratori a base di omega 3. L’attività di questi pescherecci è difficile da controllare ed è stata associata ad un lungo record di violazioni: da carenze nella sicurezza a bordo a standard inaccettabili di protezione ambientale per gli sversamenti di reflui e oli. L’uso di navi-frigo consente poi lunghi soggiorni in mare in aree remote: i controlli diventano ancora più difficili.

SOLO LA CREAZIONE DI UN’AREA MARINA PROTETTA impedirà ai pescherecci di continuare a distruggere l’Antartide. E il momento di chiederlo è ora: ad Ottobre 2018 infatti si riunirà la Antarctic Ocean Commission, l’organismo internazionale incaricato di tutelare l’ecosistema marino dell’Antartide. Dobbiamo far sentire la nostra voce!

 

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