Il governo indiano approverà l’introduzione della pena di morte per i colpevoli di violenza sessuale su minori. Coloro che sono stati dichiarati responsabili di aver aggredito sessualmente bambini di età inferiore ai 12 anni dovranno subire l’esecuzione, in base a un’ordinanza speciale emessa dal governo. Fino ad ora, la pena massima per il crimine è stata l’ergastolo. Il cambiamento è nato a seguito delle proteste sollevate a causa del brutale stupro e l’omicidio di una bambina di otto anni a Kathua, nello stato di Jammu e Kashmir, e il presunto attacco a un adolescente senza nome da parte di un politico in Uttar Pradesh.
Qualche anno fa alle violenze sessuali il governo aveva risposto raddoppiando le pene per stupratori a 20 anni e criminalizzando il voyeurismo, lo stalking e il traffico di donne. I legislatori hanno anche votato per abbassare l’età (dai 18 ai 16 anni) in cui una persona può essere processata per i crimini più gravi. Ma il problema della violenza sessuale è rimasto. Questa settimana, infatti, migliaia di manifestanti sono scesi in strade cittadine in tutto il paese per la gestione delle indagini sul caso Kathua e, in generale, per cercare di dare una svolta positiva al crescente periodo di crisi che sta caratterizzando l’India. Quasi 19mila casi di abusi sessuali su minori sono stati registrati nel 2016, più di 50 ogni giorno.