La foto di questo articolo è presa dal web e spiega in maniera chiarificante il paradosso del piatto nella credenza, ovvero quando sei proprietario di una cosa ma, non potendola usare, è come se non l’avessi. La prima volta che ipotizzai questo paradosso fu nel 2009, all’indomani del terremoto dell’Aquila, quando un mio amico mi raccontò che la scossa aveva quasi fatto cadere una bottiglia di vino pregiato, che lui conservava da molti anni per un’occasione speciale. Ricordo le sue parole come fosse oggi: “l’ho tenuta da parte per tanto tempo e il terremoto stava per distruggerla. Stasera stappo la bottiglia e me la bevo, non mi rassegnerei mai al fatto che se la beva un terremoto al posto mio, d’altronde l’occasione speciale è ogni giorno!”.
A pensarci bene questo avvenimento si sposa benissimo con il paradosso del piatto nella credenza, sia la bottiglia che il piatto potrebbero cadere da un momento all’altro e rompersi per sempre, ma nel paradosso del piatto vi è un ulteriore e importante parametro, ovvero quando non posso usufruire di un bene di mia proprietà, nemmeno volendo. Il piatto, infatti, è appoggiato in maniera tale che mi basterebbe aprire l’anta della credenza per farlo cadere rovinosamente. È il classico caso in cui la cura sarebbe peggio della malattia. Ecco quindi che il paradosso assume un significato ancora più profondo: rappresenta quelle situazioni di stallo in cui non si può andare né avanti né indietro e, comunque, in entrambi i casi non mi è possibile usare qualcosa di mia proprietà. Non solo, ma si solleva anche un problema etico, poiché se il vicino mi chiedesse “hai un piatto da prestarmi?” in ogni caso sarei costretto a rispondergli con una bugia. È un paradosso senza via d’uscita, visto che il piatto è lì, quindi ne sono proprietario, ma non posso usarlo. Come se non bastasse nessuno mi regalerà mai un nuovo servizio di piatti, vedendone uno così bello nella mia credenza. Sembra quindi che si possa essere proprietari di qualcosa, anche essendo impossibilitati ad usarlo. Questa situazione somiglia tanto a quei vasi in cui le scimmie inseriscono la mano per rubare del cibo: il collo del vaso è stretto e la mano affusolata ci entra senza problemi, ma quando la scimmia chiude il pugno per prendere il cibo, la mano non ne esce più. A conti fatti sembra di essere all’esatto opposto del detto “riuscire a salvare capra e cavoli”. Questo paradosso è valido in mille circostanze, ma sembra particolarmente riscontrabile in campo sentimentale. Alcune volte, ad esempio, è impossibile tornare indietro nel tempo per cambiare alcuni avvenimenti, ma non è più possibile godersi i propri sentimenti liberamente, senza rischiare di provocare sofferenze ancora più gravi a chi ci sta intorno. In realtà questa interessante immagine era stata messa su internet da un ragazzo taiwanese, che cercava di risolvere questa drammatica situazione alla madre di un amico. La foto in pochi minuti è diventata virale e il ragazzo ha ricevuto centinaia di suggerimenti, uno più originale dell’altro. Chissà se tra questi, oltre a quelli utili a salvare il servizio, non ve ne sia anche qualcuno che si adatti per risolvere gli altri risvolti del paradosso?