Per le prossime tre settimane un tocco di romanticismo in più caratterizzerà i nostri palinsesti sportivi. Il ciclismo tornerà protagonista nelle case degli italiani con la 101^ edizione del Giro d’Italia, pronta a scattare per la prima volta fuori dai confini europei col cronoprologo di Gerusalemme. Un’edizione dalla vocazione globale che vedrà 198 paesi collegati per ammirare le gesta dei fenomeni della fatica narrate in 21 lingue. Sarà l’occasione per il fenomeno Froome di completare il suo “Career Grand Slam”, vincendo l’unico dei tre grandi giri che manca nel suo prestigiosissimo palmarès ma sarà anche l’opportunità migliore per il tributo all’immortale Gino Bartali, fuoriclasse in sella ed eroe nel quotidiano.
“Ginettaccio” è stato il destinatario, ancorché postumo, del prestigiosissimo riconoscimento della cittadinanza onoraria dello Stato di Israele, onorificenza massima attribuitagli dallo Yad Vashem, l’ente nazionale preposto alla Memoria della Shoah. L’immensità della sua classe e l’eccellenza assoluta dei suoi trionfi fanno da contraltare all’esemplare coraggio di un uomo che ha messo al servizio di qualcosa di più grande la propria fama sportiva, compiendo una missione salvifica valsa la sopravvivenza di centinaia di ebrei. Il Giro, quindi, parte da Israele per commemorare i 70 anni dello stato ebraico che a sua volta ha tenuto a riconoscere la magnificenza delle gesta di un nostro illustre compatriota. Tornando all’aspetto prettamente agonistico, è impossibile non considerare il parterre dei rois che compone la lista dei favoriti alla vittoria finale: accanto al già citato Froome, che completerebbe un ciclo di vittorie consecutive nei tre grandi appuntamenti a tappe del Vecchio Continente, potendo contare sulla corazzata del Team Sky al suo fianco, troviamo certamente il campione uscente Tom Dumoulin, uno che viene al Giro per vincerlo e che ha dimostrato grandissima solidità e completezza l’anno scorso, poi c’è il nostro Fabio Aru che, dopo due anni mancati nella kermesse e con una preparazione calibrata su un percorso ricchissimo di salite, torna a caccia di una maglia rosa che è diventata una piacevole ossessione ed, last but not least , il transalpino Thibaut Pinot, genio della bicicletta, eclettico e capace di sorprendere in ogni occasione. Il tracciato, del resto, si presta ad una gara senza esclusione di colpi. Saranno meno di 50 i chilometri a cronometro, suddivisi tra i 9 del prologo israeliano e i 34 di Rovereto; la differenza si farà scalando le vette più impervie dello stivale: Etna, Gran Sasso, Monte di Ragnogna e Pratonevoso ma soprattutto Zoncolan e Colle delle Finestre (Cima Coppi) saranno i terreni di battaglia privilegiati, i momenti che decideranno se si ha quello che serve per arrivare a Roma dopo più di 3.500 km in testa alla classifica generale.
Un mese in rosa, pomeriggi da trascorrere incollati al televisore, gesta destinate a diventare immortali, un culto, un rito collettivo capace di aggregare generazioni. Tutto questo compone la magia del Giro d’Italia che da oltre un secolo è palcoscenico destinato alle performance dei più grandi e che, nonostante i prodigi della tecnologia, le meraviglie dei materiali ed il disamoramento figlio delle arcinote vicende legate al doping ma anche con una rinnovata verve, resta genuina magia.
Antonio Rico