Weekend nero per la Rossa. Vince Hamilton con una facilità disarmante, da vero dominatore. Mercedes prima anche nella classifica costruttori grazie alla prima doppietta della stagione. Vettel giù dal podio. Pirelli, non ci siamo.
HAMILTON: 10 e lode. Inserisce la modalita “The Hammer” e non ce n’è più per nessuno. Prima prestazione monstre di quest’annata, salvo il lampo nelle qualifiche australiane. Per la sua 64^ vittoria in Formula 1 sfiora addirittura il Grand Chelem (pole, vittoria, giro veloce e gara sempre in testa) e si dimostra in completa sinergia con la capricciosa W09. Dopo aver capitalizzato aldilà dei propri meriti nelle prime quattro gare, a Barcellona è stato giudice, giuria e boia.
VERSTAPPEN: 7,5. Solido, pulito, redditizio. Dà la paga a Ricciardo nonostante il contatto con Sirotkin. Tutto quello che non è stato sinora insomma, su una pista che gli ricorda una gioia indimenticabile. Porta a casa un podio difficilmente pronosticabile prima del via, massimizza il potenziale di una Red Bull cui manca qualcosa il sabato ma che la domenica risulta al livello di Ferrari e Mercedes o giù di lì. Se trova la quadra, il talento lo porterà in alto, molto in alto.
VETTEL: 6,5. Fa il massimo possibile con una monoposto che, specie in gara, è parsa irriconoscibile, al netto del “Pirelli-Gate” di cui parleremo un attimo in seguito. Scatta alla grande e sorpassa Bottas senza riuscire a tenere il ritmo di Hamilton che va al doppio di lui. Con aggressività tiene la posizione dopo il primo passaggio ai box ma la seconda metà di gara è un calvario: in crisi coi pneumatici è costretto ad una seconda sosta che lo mette fuori dai giochi.
MAGNUSSEN: 8,5. Guida alla perfezione una Haas davvero competitiva. Vince la gara degli umani senza fare sbavature, dando per l’ennesima volta la paga al disastroso compagno di squadra. Finora, a parere dello scrivente, è la rivelazione della stagione, pare d’un tratto sbocciato.
GROSJEAN: 2. È in bambola totale, sotto pressione come non mai e questo lo porta a fare sciocchezze da novizio. Il suo insensato burnout in uscita da Curva 3, nel vano tentativo di correggere un testacoda ormai inevitabile, è stata manovra pericolosa, punto. Pagherà tutto con 3 posizioni in griglia a Montecarlo, una carezza per quello che ha combinato.
FERRARI: 5. Le attenuanti del caso ci sono: pista praticamente di casa per Mercedes, querelle pneumatici, meteo ballerino. Tuttavia preoccupa il fatto che per 3 gare consecutive la strategia non abbia funzionato e, soprattutto, c’è uno spettro affidabilità che inizia già a fare capolino. Voglio essere ottimista, vogliamo esserlo tutti: per ora archiviamo la pratica catalana come incidente di percorso.
PIRELLI: 0. Ha la facoltà di effettuare cambiamenti nelle coperture per ragioni “di sicurezza”, un mare magnum dentro cui trincerarsi ogni qual volta vadano taciute delle lamentele. I mormorii sulle presunte doglianze “tedesche” a base della modifica di 0,4 mm del battistrada (seppur per tre gare in tutta la stagione), sono incessanti, i repentini risvolti sulle prestazioni sospetti, la tempistica inaccettabile (a stagione in corso e dopo che le scuderia hanno già fatto le proprie scelte sul mix dei set di mescole da portare in ogni circuito). “Modifica marginale” dicono i gommisti. Perché farla allora?
Antonio Rico