Buffon saluta. Era nell’aria. Lo potremmo certamente considerare un passaggio fisiologico visto che l’incedere del tempo non risparmia nemmeno i fenomeni. La Nazionale non potrà dargli la passerella del prossimo 4 giugno, un tributo che lo stesso Capitano ha detto a chiare lettere di non volere. La Juventus gli darà quella vibrante dello Stadium, teatro e platea per l’ultima recita in bianconero di Del Piero che si appresta ad esserlo anche per Gigi, allineando nel tempo e nello spazio queste due irripetibili stelle polari del nostro calcio. Il suo futuro? Un punto interrogativo.
Quell’assurda estate del 2006. Dall’inferno della farsa di “Calciopoli” alla vetta più alta, per finire col gesto d’amore più profondo, vestendo quei colori a Rimini con lo stesso orgoglio del Bernabeu, quello stesso proscenio maestoso che ha infranto l’unico sogno che non è riuscito a realizzare, fermando di colpo il treno in corsa verso Kiev. Ho sempre nutrito ammirazione per l’uomo squadra, per il talento senza eguali che lo caratterizza tra i pali ma l’amore è un’altra cosa: lì deve scoccare una scintilla, deve prodursi una reazione empatica che trofei, vittorie e militanza non possono scatenare. Madrid è stata la serata del mio personalissimo imprinting empatico col Capitano, improvvisamente diventato portavoce dell’eterna lotta bianconera contro le ipocrisie, condottiero che con coraggio e, perché no, veemenza ha spezzato il cordone del politicamente corretto per essere, meravigliosamente, di parte. Quello è stato l’apogeo della sua parabola, quantomeno sul mio faziosissimo cartellino. Adesso però non possiamo rovinare tutto. Gli riconosco il rarissimo pregio di averlo detto a chiare lettere ma quel «…non so cosa accadrà dopo sabato…», quel «devo riflettere e prendere la decisione definitiva, seguendo le mie emozioni» temo possano fregarci sul più bello. La proposta dall’estero (o più d’una…) è arrivata ed è importante, non ci possono essere dubbi. Lo stesso Buffon, del resto, ha palesato la ferma determinazione a non svernare in «campionati di 3^ o 4^ fascia». Non sarà mica per via di quella maledetta “tu sai chi” che vogliamo scalpellare questo capolavoro di coerenza, determinazione e amore? Non potrei davvero sopportarlo, seppur umanamente comprenderlo e giustificarlo.
Comunque vada, sabato si chiuderà un’era e questo accadrà per chi lo amato e per chi lo ha odiato, per chi lo ha tifato e per chi lo ha fischiato perché, Signori e Signore, l’onore delle armi dovremo concederglielo tutti, nessuno escluso. Resta un nodo da sciogliere: “fino alla fine” è davvero qualcosa di più di una frase? Lo capiremo presto.
Antonio Rico