La magia inarrivabile del Gp d’Italia è stata resa ancor più iconica dalla doppietta Ducati, con Lorenzo a marcare la sua prima vittoria in rosso dopo 24 tribolatissime gare. Completa il podio il Dottore regalando ai tifosi italiani una domenica da urlo. La caduta di Marquez riapre la corsa all’iride confermando la “maledizione – Mugello” dell’iberico.
LORENZO: 10. Lacrime, incomprensioni, sudore, orgoglio. Sono le quattro parole che sento maggiormente capaci di descrivere i 18 mesi ducatisti del maiorchino. Quando meno era lecito aspettarselo, il suo colpo di coda è arrivato. Una gara condotta in testa, dall’inizio alla fine come piace a lui, dettando un ritmo da martillo. La frattura è difficilmente ricomponibile, nonostante i concilianti appelli di Dall’Igna e Domenicali, il serbatoio tanto agognato è forse arrivato troppo tardi ma una cosa è certa: ieri il Mugello è stata Lorenzo’s Land!
ROSSI: 8,5. Coinvolto in una crisi tecnica totale come quella nella quale è piombata la casa del doppio diapason, il Dottore non ha saputo davvero resistere al richiamo della marea gialla del Mugello. Un’intangibile ma vibrante spinta emotiva che lo ha esaltato, riportandolo dapprima in pole (la 55^ in top class) e poi sul podio, staccando nettamente i “colleghi” Vinales e Zarco e dimostrandosi il più in palla in sella ad una Yamaha. Il secondo posto nella classifica mondiale è un premio strameritato.
DOVIZIOSO: 7,5. Il compagno di squadra nel mondo dei motori, si sa, è il primo rivale da battere. Stavolta il Dovi non è riuscito a tenere il ritmo di un indiavolato Lorenzo e questo sin dalle primissime battute. Al termine della gara l’indice è stato puntato sull’errata scelta del pneumatico anteriore ma traspariva dal suo volto una stizza non da poco. La caduta di Marquez, però, rende molto meno amaro questo 2° posto e riapre la sua rincorsa all’iride. Poco male insomma.
IANNONE 7. Gli è mancato sempre un centesimo per fare una lira, tanto in qualifica quanto in gara anche se il bilancio del weekend è tra i più positivi da quando è in sella ad una Suzuki. L’annuncio dell’addio a fine stagione alla casa nipponica pare averlo sollevato di una pressione capace di graffiar via il suo smalto sin dalle prime curve pennellate con la moto di Hamamatsu. Un nuovo inizio, lo merita e gli serviva.
PETRUCCI: 5,5. Era veloce, lo voleva dimostrare ed in parte l’ha fatto col giro record in gara. Tuttavia ha messo troppo a ferro e fuoco le sue Michelin e alla fine non ne aveva più, scivolando ad un 7° posto di certo non è degno rappresentante del suo potenziale. Il futuro è dalla sua parte (sembra ad un passo l’annuncio dell’ingresso nel team Factory per la prossima stagione) ma adesso deve essere bravo a non buttar via nemmeno un punto, dimostrando maturità oltre alla velocità che nessuno oserebbe mai non riconoscergli.
VINALES: 4. Non lesina critiche asprissime nei confronti della Yamaha da tempo ma nel dopo gara del Mugello lo stigma ha toccato l’apice. Lo smarrimento è totale, il “rosicamento” evidente, la fragilità emotiva preoccupante. Avevamo gridato al fenomeno troppo presto? Forse sì ma non diamolo assolutamente per bollito.
MARQUEZ: 4. Non aveva il passo, aveva detto di volersi accontentare di un piazzamento ma, in gara, l’orgoglio ha prevalso e certe volte, l’orgoglio, precede la caduta. Piega e stacca all’inverosimile, si appende alla disperata ai semi manubri della sua Honda ma, all’improvviso, l’anteriore chiude. Si prodiga da funambolo come soltanto lui sa fare, l’avesse rimessa in piedi anche stavolta avrebbe dovuto vincere un mundialito d’ufficio ma niente, anche lui va a terra ed il Mondiale si riapre…il Mugello, numeri alla mano, è la sua Caporetto.
Antonio Rico