Fascino e perplessità con le avanguardie russe all’Ara Pacis

Roma. Continua con grande successo di pubblico, e andrà avanti fino al 2 settembre, al museo dell’Ara Pacis di Roma la mostra dedicata alle Avanguardie russe del primo Novecento. Settanta opere che spaziano dal cubo-futurismo, all’astrattismo, dal costruttivismo al suprematismo. La mostra espone opere di maestri come Kazimir Malevich, Vasilij Kandinskij, Marc Chagall, Aleksandr Rodchenko. I capolavori esposti provengono da importanti musei quali la Galleria statale Tret’jakov e da musei regionali russi poco conosciuti dal grande pubblico come quelli di Kazan, Kirov, Krasnodar, Saratov, Samara.
Dopo il grande successo della tappa palermitana, l’esposizione approda a Roma arricchita di 7 nuove opere: Lo spazzino e gli uccelli di Chagall per la prima volta Italia ed altre significative opere di Malevich (La mietitrice e Suprematismo. Composizione non-oggettiva), le suggestive tele di Kandinskij (Meridionale, Muro rosso. Destino e Composizione. Ovale grigio) e Composizione non-oggettiva di Rozanova.
La mostra è impreziosita da un’installazione firmata dall’artista Pablo Echaurren tesa a comunicare ai visitatori quanto le avanguardie influenzarono tutte le arti dal teatro al cinema, dalla poesia alla musica e da un’analisi sui rapporti tra futurismo italiano e russo di Claudia Salaris. Le Avanguardie Russe possono provocare un intenso stordimento e quindi affascinare, o rendere d’istante perplessi e addirittura deludere. Di certo riescono a soverchiare e a stracciare  quel luogo comune che vuole la parentesi novecentesca e avanguardista più soggetta al gusto personale dello spettatore rispetto a tutta la classicità delle arti precedenti. Usciti dalla mostra, si ha l’idea che tutti quei bei quadri vorresti rivederli soltanto fuori da un palazzo, o addirittura che per strada già li distingui e fanno parte della tua quotidianità. Gianluca Rubeo

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