Niente minigonne, pantaloncini e infradito. A scuola si potrà entrare solo con “un abbigliamento consono e rispettoso”. Sempre più presidi dichiarano guerra guerra all’abbigliamento scollacciato e, soprattutto in vista dell’arrivo dell’estate prendono provvedimenti per assicurare il decoro tra le mura scolastiche. La dirigente dell’Istituto comprensivo Centro Storico di Moncalieri, vicino Torino, Valeria Fantini, ha addirittura promosso un sondaggio sui social. “Chi sarebbe d’accordo nel vietare canotte, shorts e minigonne cortissime a scuola?”, ha scritto. “Si deve favorire la consapevolezza che ogni luogo ha il proprio codice di comportamento e di abbigliamento – ha poi spiegato, contattata dall’ANSA -: insegnando un minimo di rispetto e di buon gusto.
Ovviamente mi riferisco anche ai jeans a vita bassa che mostrano le mutande”. In risposta sono arrivati molti pareri favorevoli. La proposta del ‘dress code’ tra i banchi delle aule suscita pareri contrastanti. “Siamo responsabili dell’educazione di questi ragazzi, un’educazione che dev’essere data a tutto tondo”, ha spiegato Fantini. “Non è assolutamente oscurantismo. Si tratta di educare gli studenti ad abbigliarsi e a comportarsi a seconda del contesto“. La dirigente ha anche lanciato un appello: “vorrei invitare uno stilista che insegni come abbigliarsi adeguatamente, come essere alla moda, senza per forza trascendere nel cattivo gusto”. La dirigente di Monalieri non è comunque isolata: in un istituto di Milano si sono dovuti vietare addirittura i cappellini da rapper in classe, costantemente in testa agli alunni durante tutta la giornata di lezioni. Molti dirigenti poi lamentano il fatto che gli studenti indossino pantaloni troppo stracciati, “è la moda, ma non siamo in un’arena da concerto”, ha fatto notare un preside. In alcuni istituti in giro per l’Italia i dirigenti scolastici hanno inviato in questi giorni una circolare alle famiglie ricordando che le alunne e gli alunni devono evitare di andare in classe con pantaloncini, canottiere, bermuda e ogni altro capo di abbigliamento inadeguato al contesto scolastico.
A San Marino esiste già da anni un regolamento che richiama gli studenti delle superiori ad un abbigliamento decoroso e consono all’ambiente scolastico. In alcuni casi gli studenti, per ribellarsi e schivare queste regole, si sono appellati al diritto alla salute (es. essere troppo coperti quando fa molto caldo può creare problemi) e addirittura alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. La situazione non cambia nemmeno all’università: in un corso di Microeconomia a Torino, cita il portale Skuola.net, è richiesto di vestire con decoro e sobrietà, pena il mancato accesso nelle aule universitarie. A dettare le regole un docente, con tanto di slide proiettate in aula