“Matteo, permetti una parola?”. “Dimmi pure, Renato”. “Siamo d’accordo su Paolo Romani al Senato, si?”. “Mmm no, Renato. Guarda che ha una condanna. Ci faccio una figura di merda col po – volevo dire – che figura ci facciamo col popolo italiano?”. “Ma che ti frega?! E poi guarda che siamo una coalizione. Quindi non fare tanto lo smargiasso con quel 17 percento. È il 37 percento che conta. Ti ricordi, si?”. “Ahahah, che fai? Mi minacci?”. “Guarda che senza Berlusconi non vai da nessuna parte, quindi vedi di non fare cazzate”. “Certo, certo. Come no. Comunque ok per Romani, dai”. “Ecco, allora lo vedi che sei bravo! Letta dice che sei lento qualche volta, ma lo sapevo che si sbagliava”. “Lo sapevi, è? Gentilissimo, Renato. Gentilissimo, come sempre”. “E su, non te la prendere. Comunque dai, ci sentiamo domani dopo le votazioni. Mi raccomando è, non fare scherzi!”. “No no, tranquillo. Addio Renato”. “– Mh? – ciao, Matteo”. Va da sé che questo dialogo è frutto di fantasia, soprattutto perché per una conversazione tra Salvini e Brunetta ci sono troppo pochi grugniti e nessun “intercalare enfatico” che inneggi malamente a qualche santo, a Dio o – per ciò che è successo – alla pora Anna Maria Bernini. Diciamocelo chiaramente: che tra Forza Italia e la Lega ci sia più o meno la stessa intesa che c’è tra Sgarbi e il buon gusto è ormai evidente ai più.
Ma l’unica cosa che avrebbe potuto destare più sorpresa della mossa di Salvini sarebbe stato scoprire che nell’acceleratore di particelle del Cern c’è attualmente una banda di leghisti presi da una gara di rutti, mentre gli scienziati sul posto si interrogano sulla misteriosa provenienza di “strani e roboanti botti non proprio particellari”. Comunque, il 23 marzo ha visto terminare in poche ore il berlusconismo (ma chissà); Salvini e Di Maio hanno trovato intesa almeno per le elezioni di Camera e Senato (e, nella notte successiva, anche Berlusconi); la Terza Repubblica ha avuto probabilmente inizio ed Enrico Mentana ha rivinto la sfida per il numero di ore passate in piedi davanti ad una telecamera. Sciocchezze e teorie a parte, è “buffo” vedere come il Caimano si sia lanciato in una delle sue campagne di conquista, per poi tagliarsi inaspettatamente le vene con uno dei coltelli che teneva nascosti nelle maniche. È certamente interessante ciò che ci aspetta ora che Berlusconi e lo statista di Rignano hanno perso il comando di tutto ciò che c’è fuori dalle rispettive “guarnigioni” (e forse anche dentro). Prepariamoci però a questo: il “nuovo” che ci attende potrebbe iniziare con una grande delusione.
I due partiti maggiori si fregiano del disprezzo verso alleanze innaturali e proprio ad alleanze innaturali potrebbero indirizzarsi per formare un governo. Se non sarà così, torneremo comunque alle elezioni: anche in questo caso, ci sia lieve il disastro. “Quindi, che altro dire? Tu cosa ne pensi, Ennio? Cosa accadrà?”. “Non saprei. Qua più che pensieri arguti ci vorrebbero miracoli affilati”. “Non ti convince proprio nessuno?”. “Mah, non vedo molti santi in lizza per il trono”. “Su, sei Ennio Flaiano! Hai una certa reputazione. Cosa diresti agli italiani? Di’ almeno qualcosa per darci coraggio, dai”. “Beh, caro mio. Io non ci sono più da un pezzo, però mi sento di dirvi questo: tiratevi su, ridete, anzi ridete di gusto. Soprattutto non vi preoccupate: tanto, il meglio è passato. E anche lui da un bel pezzo”.