“Lavoro qui in Rai dal 1961, ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto […]. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l’ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci. Eventualmente, è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità che restare al prezzo di certi patteggiamenti”. Enzo Biagi pronunciò queste parole il 18 aprile del 2002, a seguito di quello che è rimasto famoso come “editto bulgaro”: da Sòfia, lo stesso giorno, Silvio Berlusconi aveva annunciato ai cronisti che l’uso della televisione pubblica fatto da Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi era “criminoso” (potete immaginare il motivo). Dunque, andavano rimossi. Senza rivangare nel dettaglio quanto accadde dopo, basti sapere che la richiesta del Caimano fu vergognosamente ascoltata. Anche perché, solo un mese prima, era stato nominato direttore generale della Rai Agostino Saccà: fedele “discepolo” della scuola filosofica berlusconiana di Arcore. Roba che al confronto Paolo Romani è fan di Ilda Boccassini e Giovanni Allevi è il nuovo Beethoven. Gli sia lieve il paragone.
In questo aprile 2018, Berlusconi ha sussurrato di nascosto un nuovo editto. Sono state ancora tre le teste a cadere, ma purtroppo non quella di Renato Brunetta, Mara Carfagna e Maurizio Gasparri, o chiunque altro di quella cricca. Parlo invece di Maurizio Belpietro, Paolo Del Debbio e Mario Giordano: tutti e tre su Rete 4 e accusati di aver realizzato dei programmi marcatamente “populisti”. Accusa che, seppur indiretta, fatta da Berlusconi è come essere imputati da Rocco Siffredi di avere tendenze sessuali troppo perverse. Belpietro, Del Debbio e Giordano sono “populisti” perché non favoriscono Forza Italia contro la Lega e il Movimento Cinque Stelle. E anche se col Caimano sono mansueti come micetti, rispetto ai tre “criminali” del 2002, poco importa. Con la consueta “moderazione” che si può trovare in Forza Italia, l’editto è andato così: Dalla vostra parte, programma condotto da Belpietro, è andato per l’ultima volta in onda il 7 aprile, con conseguente licenziamento del direttore di La Verità. La trasmissione è stata sostituita dal talk show Stasera Italia, condotto da Giuseppe Brindisi, ma il responsabile della linea editoriale è stato celermente rimpiazzato poiché troppo “populista”: parlo di Mario Giordano, direttore del Tg4. Il 26 aprile, poi, andrà in onda l’ultima puntata di Quinta Colonna, con conseguente fine della trasmissione e della conduzione di Paolo Del Debbio. Fine del “populismo”, fino al prossimo editto.
Enzo Biagi disse che “ci sono momenti in cui si ha il dovere di non piacere a qualcuno”, cosa certamente non tatuata su una delle natiche di Maurizio Gasparri: uno, perché forse non la capirebbe; due, perché quel “a qualcuno” potrebbe significare “a Berlusconi”. E vai col panico. Intanto, per compiacere il Caimano, Renato Brunetta balla il twist, con l’accompagnamento musicale di uno scanzonato Bruno Vespa che si agita come Don Lurio. Speriamo allora che questa disastrosa “trasmissione”, chiamata “Seconda Repubblica”, venga cancellata a sua volta quanto prima. Cosa che sarebbe giusta, poiché il suo “conduttore” indiscusso ha da tempo veramente stancato.