Bisogna saper perdere. Nulla di più vero. Spesso, tuttavia, ci si dimentica di quanto sia difficile “saper vincere”. Non tanto e non solo come parametro di riferimento atto a misurare la difficoltà nel raggiungere un traguardo quanto, soprattutto, come misura della capacità di gestire le conseguenze di un successo in modo che ne esaltino o, almeno, non oscurino la portata. A questo punto, pertanto, è d’obbligo lanciare uno strale ai nostri (di chi?) cugini d’Oltralpe che si sono prodotti in una vera e propria baccanale nel centro storico di Roma nell’intento di “santificare” la festa mondiale.
Quante volte gli esimi baguettari si sono issati sul pulpito per impartirci una lectio magistralis su stile e classe? Ne ho sinceramente perso il conto. Ebbene, risulta davvero difficile allora comprendere l’irresponsabilità e la barbarie che li ha animati a Campo de’Fiori nella serata di ieri, regalando alla cronaca immagini che fanno il pari con quelle dei Campi Elisi parigini e che ci proiettano in una sorta di deja vù datato 2015, quando furono dei predoni olandesi a danneggiare un altro monumento inestimabile dell’Urbe come la Barcaccia. Bicchieri rotti, cartacce, segni di scarpe e ciarpame di ogni risma è stato riversato sulla storica fontana cinquecentesca sita in loco, utilizzata a mo’ di parco giochi per minus habentes.
Questa, se ce ne fosse bisogno, è l’ennesima dimostrazione di quanto il nostro grande Paese di lezioni non abbia proprio bisogno, specie da gente che non riesce a far restare la spina attaccata nei momenti di giubilo e si produce in una “agghiaggiande” sagra delle gaffes in occasione delle celebrazioni del 14 luglio. Perdere di brutto anche quando si vince: è l’unico lascito che potremmo ereditare dai Galletti ma sospetto che a tale eredità nessuno sia davvero interessato.
Antonio Rico