Uscirà domani, in tutti i negozi di dischi e sulle piattaforme digitali, il nuovo album di Cesare Cremonini. “Possibili scenari” è infatti il titolo dell’ultimo progetto discografico del cantante bolognese, ex leader dei “Lunapop”: dieci canzoni e, per ciascuna, una sorpresa. Il disco, firmato dalla casa discografica Universal e anticipato dall’uscita del singolo “Poetica” che ha già ottenuto largo consenso della critica ed ha guadagnato buone posizioni nelle classifiche musicali è, per Cesare Cremonini “un disco dadaista, che si ribella alle logiche e alle dinamiche del pop di oggi, infischiandosene, ma senza presunzione e senza paura”. Il disco contiene tante novità, una crescita interiore del cantante e questo si vede a partire dai temi trattati fino al lungo minutaggio dei brani: la più lunga dura infatti sette minuti e tre secondi. Un minutaggio che forse risulterebbe scomodo ai passaggi radiofonici, ma questo, a Cesare Cremonini non fa paura perché appunto è un disco che “non fa paura”. Tanti i temi trattati nei “Possibili scenari”, dal fondamentalismo ebraico al film “Il laureato”. Non mancano però le ballate in stile cremoniniano che tanto piacciono ai suoi fan: “Nessuno vuole essere Robin” rappresenta un pezzo del tutto introspettivo, che porta la firma del solo cantante bolognese e non vede altri contributi. Afferma infatti Cremonini: “Non sono interessato a rapporti di tipo commerciali”. Nelle altre canzoni spicca l’unica collaborazione di Davide Petrella, alter ego di Cremonini che presto calcherà il palco dell’Ariston. Su questo punto Cesare Cremonini non lascia dubbi: “Ringrazio e declino l’ipotetico invito. Quest’anno ci piacerebbe fare un altro percorso. Non amo viaggiare col navigatore che mi dice la strada, la via la conosco”. E nella sua strada Cremonini trova gli stadi: a partire dal nuovo anno partirà per il cantante bolognese il tanto sudato e sognato tour negli stadi. Quattro concerti in cui Cesare ripercorrerà i 18 anni di carriera. “L’ultima volta che mi hanno chiesto: vuoi fare un figlio? Ho risposto: no, voglio fare San Siro. Oggi la pago con una solitudine forzata. Ho iniziato a fare questo mestiere perché vedevo Freddy Mercury a Wembley. Non ho intenzione di invitare il pubblico a una mia festa o celebrazione: voglio entrare in quel contesto da performer e musicista. Ho le idee molto chiare su cosa è per me un grande concerto e anche il pop può permettersi di farne”.
@AntenucciGiulia