Spesso dimentichiamo quanto il cinema e la musica siano interconnessi: concentrati sulle inquadrature e sui dialoghi, non facciamo molto caso alla colonna sonora che scandisce e sorregge ogni scena – a meno che non si tratti di un tema che supera in popolarità il film stesso, come quello de “Il buono, il brutto, il cattivo” di Ennio Morricone o “La marcia imperiale” di “Star Wars composta” da John Williams. Ma la colonna sonora (o la sua deliberata assenza) è la spina dorsale di ogni film perché anticipa l’immagine e la parola nel tratteggiare l’atmosfera di una scena nel modo più sintetico e immediato possibile, modulandone l’evoluzione e il ritmo. A volte ci accorgiamo dell’effetto che la colonna sonora di un film sta avendo su di noi soltanto a livello inconscio, ma la nostra prospettiva cambia improvvisamente quando abbiamo un ensemble di musicisti che esegue le musiche davanti ai nostri occhi, mentre sullo sfondo viene proiettato il film.
È questa l’esperienza che ci offre la proiezione-concerto di Metropolis proposta dai Solisti Lombardi, andata in scena al Teatro dei Marsi di Avezzano. Sotto la guida del direttore d’orchestra Alessandro Calcagnile, il gruppo ha accompagnato l’intera proiezione del film – indiscusso capolavoro del cinema muto, magnum opus di Fritz Lang e punto di svolta della storia del cinema, essendo precursore e ispiratore della moderna science fiction – con le musiche composte appositamente da Rossella Spinosa, “pianista, compositrice, arrangiatrice e anima musicale” dei Solisti Lombardi. Ma possiamo veramente dire che la musica abbia “accompagnato” il film? Piuttosto l’ha commentato, ridefinito e reinterpretato, presentandocelo sotto una nuova luce.
In questo, i Solisti Lombardi sono maestri: unico gruppo musicale in Italia specializzato nella sonorizzazione dal vivo di cinema muto, hanno prodotto colonne sonore originali per innumerevoli film muti, da Charlie Chaplin ad Alfred Hitchcock. Nel loro percorso artistico, Fritz Lang – genio e maestro del cinema tedesco, impossibile da ascrivere a una sola corrente – è una tappa obbligata, e così il suo Metropolis: una distopia incentrata sul rapporto uomo-macchina, industrializzazione-deumanizzazione, padrone-operaio, che diventa ancora più inquietante quando ricordiamo che l’anno in cui è ambientata, il 2026 (99 anni dopo il debutto del film, nel 1927), è ormai alle porte.
Ed è così che, grazie alla musica, anche il cinema muto “parla”: un linguaggio diverso da quello delle parole, ma non meno espressivo ed emozionante. Francesca Trinchini