Non solo Cinecittà. I luoghi della Roma cinematografica in 7 film, da Fellini a Jeeg Robot

Roma è uno sterminato set a cielo aperto. Poche città hanno avuto l’onore di essere immortalate da una tale quantità di maestri del cinema, per un’enorme varietà di generi: dalla commedia all’italiana di Alberto Sordi e Mario Monicelli al neorealismo di Rossellini, Luchino Visconti e Vittorio De Sica, passando per Ettore Scola e Pasolini, Woody Allen e Paolo Sorrentino, Nanni Moretti e Ferzan Özpetek, e naturalmente Federico Fellini. Facciamo insieme un breve tour di Roma, attraverso sette film che hanno segnato profondamente la storia cinematografica della città.

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  • Roma città aperta, di Roberto Rossellini, 1945

Roma città aperta è una delle opere più rappresentative del neorealismo italiano e un manifesto indimenticabile dell’antifascismo. È stato anche il film che ha reso celebre Anna Magnani, che per la sua interpretazione vinse il Nastro d’Argento nel 1946. È facile individuare nel film alcuni dei luoghi simbolo di Roma: la Barcaccia e la scalinata di Trinità dei Monti nella scena iniziale; il Palazzo della Civiltà Italiana che svetta simbolicamente sullo sfondo mentre li partigiani tendono un agguato ai tedeschi; la cupola di San Pietro che domina l’ultima inquadratura del film. Ma la scena più iconica di Roma città aperta quella che vede Pina, il personaggio interpretato dalla Magnani, rincorrere il camion sul quale è stato caricato il suo amato, fatto prigioniero dai nazisti è stata girata in via Montecuccoli 17.

  • Ladri di biciclette, di Vittorio De Sica, 1948

Altra pellicola icastica del neorealismo, Ladri di biciclette è il secondo film di De Sica, dopo Sciuscià (sempre ambientato a Roma). Il viaggio disperato dei due protagonisti padre e figlio alla ricerca di una bicicletta rubata consente al regista e allo spettatore di esplorare una varietà di luoghi romani, dalle borgate più desolate fino al centro, pulsante di vita. La scena del furto della bicicletta è stata girata in via Francesco Crispi; si intravede infatti sullo sfondo la scalinata della Galleria d’Arte Moderna di Roma. La ricerca della bicicletta inizia al mercato di Piazza Vittorio; e proprio in questa piazza, durante le riprese del film, un giovanissimo Ettore Scola si imbatterà casualmente nel set del film, restando profondamente impressionato dallo stile registico di Vittorio De Sica. “Non dirigeva un film, dirigeva una piazza, dirigeva i movimenti delle persone, dirigeva i sentimenti di queste persone” dichiarerà successivamente Scola, ricordando quel momento come la nascita della sua vocazione cinematografica.

  • Vacanze romane, di William Wyler, 1953

Come si può dimenticare Vacanze romane con Audrey Hepburn e Gregory Peck, e la loro fiabesca storia d’amore all’ombra del Colosseo? Tra le scene più famose del film, risaltano quella del tour in Vespa, durante il quale i protagonisti ammirano il Colosseo e Piazza Venezia, e quella della Bocca della Verità, presso la basilica di Santa Maria in Cosmedin, nota soprattutto per essere una delle scene improvvisate più riuscite della storia del cinema: la gag di Gregory Peck  infilare la mano nella Bocca della Verità e fingere di essere stato morso  era infatti improvvisata, e la reazione allarmata della Hepburn è stata completamente spontanea. La storia del film si conclude a Palazzo Colonna, nella maestosa Sala Grande: qui la principessa Ann, interpretata da Audrey Hepburn, accetta il termine delle sue vacanze romane in incognito, e riassume ufficialmente il ruolo che le spetta.

  • La dolce vita, di Federico Fellini, 1960

Forse non c’è un film italiano che abbia scolpito il nostro immaginario, e segnato una vera e propria epoca, come ha fatto La dolce vita. Perché quella raccontata da Fellini è una Roma scandalosamente reale; negli anni ’60, Roma era “viva, vera, esagerata, in un certo senso già felliniana di suo” (Nanni Delbecchi), pronta per essere immortalata sulla pellicola: il fermento intellettuale di Piazza del Popolo, la vita notturna di Via Veneto… Ma non tutti sanno che, a parte le scene ambientate nel quartiere Tuscolano (tra cui l’iconico bagno nella Fontana di Trevi), il film è stato quasi interamente girato a Cinecittà, dove sono stati accuratamente ricostruiti sul set luoghi come Via Veneto e San Pietro.

  • Accattone, di Pier Paolo Pasolini, 1961

La Roma di Pasolini, si sa, non è mai quella monumentale degli imperatori e dei papi; è piuttosto quella delle borgate, desolanti e desolate, che però assumono, sulla pagina come sulla pellicola, un carattere quasi epico, come quello di una waste land poetica. Il Pigneto, quartiere di Roma Est dall’anima intrinsecamente popolare, è necessariamente il cuore del film Accattone, il primo di Pasolini; al Pigneto infatti si trova la casa del protagonista e il bar dove ciondolano i “ragazzi di vita” che dominano la storia. Racconta Pasolini: “Via Fanfulla da Lodi, in mezzo al Pigneto, con le casupole basse, i muretti screpolati, era di una granulosa grandiosità, nella sua estrema piccolezza; una povera, umile, sconosciuta stradetta, perduta sotto il sole, in una Roma che non era Roma“.

  • La grande bellezza, di Paolo Sorrentino, 2013

È forse La grande bellezza il film che, tra quelli indicati in questa lista, presenta il tour cinematografico più onnicomprensivo delle meraviglie romane, sia quelle più mainstream (il Colosseo, Piazza Navona e la chiesa di Sant’Agnese, le Terme di Caracalla) che quelle meno conosciute (il Tempietto di San Pietro in Montorio, il Parco degli Acquedotti, il Gianicolo, i numerosi palazzi Barberini, Spada, Braschi, Pamphilij, Medici, Sacchetti). Perché la vera protagonista de La grande bellezza è Roma nella sua versione più scintillante, e il fremito di vita che, nonostante tutto, la anima. Una curiosità: la celebre inquadratura di Toni Servillo (nei panni gialli e bianchi di Jep Gambardella) che siede davanti alla statua monumentale del Marforio è una ricostruzione; la statua non si trova infatti al chiuso, ma segna l’ingresso dei Musei Capitolini.

  • Lo chiamavano Jeeg Robot, di Gabriele Mainetti, 2016

Il motore che innesca la vicenda di Lo chiamavano Jeeg Robot è un inseguimento in centro, tra Campo Marzio e Castel Sant’Angelo, e un provvidenziale tuffo nel Tevere. Anche se il centro della vicenda del film omaggiando la lezione pasoliniana – non corrisponde al centro storico di Roma, ma piuttosto ai quartieri limitrofi: Tor Bella Monaca, Piazzale Ostiense con la sua Piramide, e persino il lunapark di Torvaianica, che fa da cornice a una scena particolarmente romantica.

Francesca Trinchini

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