Tre anni dopo il veto posto dal primo ministro Benyamin Netanyahu, che arrivò a espellere dalla giuria i professori Ariel Hirschfield e Avner Holtzman pur di non vederli vincitori del premio “Israele per la letteratura”, David Grossman è riuscito a aggiudicarsi il prestigioso titolo. Lo ha annunciato il ministro dell’istruzione Naftali Bennet che si è dichiarato entusiasta della vittoria dello scrittore nell’anno in cui si festeggiano i settanta anni dalla nascita di Israele: “è una delle voci più emozionanti, profonde e influenti –ha detto – della letteratura israeliana”. Grossman annovera tra le sue opere: “Il libro della grammatica interiore” (1999), “Che tu sia per me il coltello” (2000), “L’uomo che corre” (2002). La sua vittoria coincide con il reintegro (questa volta come presidente) del professor Holtzman nella giuria. Di fortuna avversa sembra essere invece il destino di Netanyahu. In molti, infatti, affermano che la sua epoca a capo della politica israeliana sia giunta al termine; lo dimostrano le piazze riempite dai manifestanti (tra cui spicca quella di Tel Aviv), che chiedono le sue dimissioni ma, soprattutto, da quando pende nei suoi confronti un’accusa di corruzione lanciata dalla polizia verso quello che ora è un ministro, ribattezzato dalla folla il “Crime Minister”. Insomma, a quanto pare le sorti dello scrittore e di Netanyauh sembrano essere cambiate radicalmente in soli tre anni. Domenico Corsetti