Derbyshire: tanta delusione per la partita con l’Irlanda. Non valiamo la top10 del ranking

E’ un Paul Derbyshire che non nasconde la delusione e il disappunto per la sconfitta rimediata dall’Italia a Dublino: “Francamente speravo di assistere almeno a una partita”, ha affermato l’ex terza linea azzurra non appena alzata la cornetta del telefono. Una sconfitta che, per le modalità con le quali è avvenuta, è difficile da mandare giù. Così come gli ultimi due anni costellati da infortuni che, per rimetterci alle sue parole, ne hanno fortemente penalizzato questa parte di carriera: “Tengo duro, l’importante è continuare a lavorare. Penso ancora alla nazionale. Se deve arrivare, arriva…

La prima ora della partita con l’Inghilterra ci aveva illusi di trovarci di fronte a una nazionale veramente cambiata, ma la partita con l’Irlanda è stata un bruttissimo passo indietro. Paul, questo agognato cambiamento, però, è davvero auspicabile?

Che dire, a Roma avevamo visto un’Italia combattiva e propositiva. Almeno abbiamo avuto una partita, abbiamo provato a giocare ad armi pari. Con l’Irlanda la partita proprio non c’è stata e non siamo riusciti a fare nulla. Sembravamo inermi. Il bonus lo hanno raggiunto presto, dopo mezz’ora. La crescita vista con l’Inghilterra non è stata replicata. Onestamente la delusione è tanta, inutile nasconderlo.

Sono anni che puntiamo il dito contro una certa fragilità emotiva e l’incapacità di tenere i nervi saldi. Ma è davvero questo il problema?

Nel rugby moderno l’aspetto mentale è fondamentale. Con l’Irlanda sono rimasto davvero senza parole. Non posso non essere deluso. Parlando con i miei vecchi compagni di squadra posso solo dire che loro sono molto fiduciosi nel lavoro di O’Shea e questo spinge anche me a esserlo. Questa partita, però, ci ha riportati al passato. Gli inglesi li abbiamo affrontati a viso aperto, con l’Irlanda quasi non siamo scesi in campo, invece. Spero che si sia trattato di un episodio, anche se non  può essere questa una giustificazione. Non puoi affrontare una partita del VI Nazioni in questa maniera. Rimango positivo, sperando che si sia trattato di un episodio. Senza alcun tipo di alibi.

Nel frattempo l’Inghilterra prepara le prossime sfide allenandosi con la Georgia. Ora, se tanto mi da tanto, la partita con l’Italia è stata poco più che un allenamento, anche considerando i restanti venti minuti di Roma in cui ha oggettivamente cambiato marcia..

Messa così non posso darti torto, ci mancherebbe. Ma l’Inghilterra è seconda nel ranking mondiale per un motivo ben preciso e non lo scopriamo certo oggi. Dal canto nostro non possiamo affrontare un torneo pensando che alcune squadre sono alla nostra portata e altre no. Ci vuole un approccio diverso, non si discute. Il movimento italiano sta crescendo, i club iniziano a portare a casa risultati e i giovani stanno crescendo. C’è da avere pazienza, anche se questa parola è inflazionata…

Il movimento italiano cresce e nessuno lo mette in dubbio. Il problema, però, è che anche le altri nazionali crescono. Quindi la domanda è: siamo noi che cresciamo troppo lentamente o sono loro che crescono talmente velocemente che non riusciamo a stargli dietro?

Entrambe. Anche l’Irlanda e la Scozia hanno avuto difficoltà. Dieci anni fa, forse, c’era più equilibrio rispetto a ora. Non riusciamo a stare dietro a loro e i nostri miglioramenti non sono all’altezza della Top 10 del ranking mondiale. C’è palesemente un problema di base. Attualmente non valiamo quella classifica. Lo dicono i numeri, non io. Gli altri crescono e sviluppano, noi non riusciamo a fare altrettanto.

C’è chi mette in discussione il ruolo di Parisse come capitano e chi vorrebbe togliergli i gradi per alleggerirlo dalla pressione e, allo stesso tempo, alimentare una concorrenza per ambire a quel posto. Cosa ne pensi?

Non credo assolutamente che il capitanato possa influire sulla sua prestazione. Sergio è estremamente abituato a giocare sotto pressione e, quindi, ad assumersi tutta la responsabilità in campo e nello spogliatoio. Le sue prestazioni non migliorano nè peggiorano se gli vengono tolti i gradi di capitano. Per quanto riguarda la concorrenza: la ritengo fondamentale per crescere, ma non credo che bisogna ambire necessariamente a essere capitano. Bisogna puntare a essere fra i titolari o nel giro dei 23. Prima di pensare a quei gradi ce n’è di strada da fare. Cambiare leader non porta a nulla, ora come ora. Anche perché non vedo chi possa sostituirlo…

Sempre in ambito Nazionale: siamo sicuri che cambiare ct ogni 5 anni possa fare bene alla nostra crescita e al nostro movimento?

E’ chiaro che una programmazione a lungo raggio garantirebbe maggiori risultati. Personalmente credo che O’Shea stia facendo bene e la grande fiducia dei miei compagni di squadra lo dimostra. Le prestazioni altalenanti non sono nuove, non carichiamolo di colpe che non ha.

Affronteremo una Francia nel caos più totale, reduce da due sconfitte in altrettante partite. Troveremo una squadra ferita, con le spalle al muro e costretta a cacciare le unghie per vincere e convincere. Noi, invece, abbiamo la sensazione che l’unico team alla nostra portata sia proprio quello transalpino. Cosa dobbiamo aspettarci, secondo te?

Già da un paio d’anni non sono solidi a livello mentale. Hanno numerosi problemi ma arriveranno alla sfida con l’Italia carichi e pieni di motivazioni. Lo stesso Brunel vorrà far bene contro la sua ex squadra e vorrà dimostrare la bontà del suo lavoro. C’è da dire che hanno messo sotto l’Irlanda che ha vinto grazie a una magia di Sexton. Dobbiamo sfruttare la pressione che hanno addosso per fare la nostra partita, sperando anche in loro errori.

Infine, meritiamo di stare nel VI Nazioni tanto quanto lo meriterebbe la Georgia?

Domanda difficile. Non so, la sensazione è che siamo un gradino sopra, anche con i problemi che abbiamo. Certo, c’è da lavorare tantissimo, però.

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