In direzione nord e sud: storie brevi di chi si contende l’Italia (e di chi ci sperava)

Il vangelo secondo Matteo. Batte i pugni. Batte i pugni sul tavolo durante il suo discorso registrato. Non parlo di Salvini, anche se il titoletto sembrerebbe riferirsi a lui. Parlo dell’altro Matteo, quello di Rignano sull’Arno, primo degli sconfitti. Non gli basta quel discorso pronunciato davanti alla Nazione e degno del classico “sé dicente Napoleone”, cliché del paziente di un centro per la salute mentale. No, ha bisogno di registrarne un altro dove dice le stesse cose e di metterlo online; poi inserisce anche un post su facebook. Un modo per dire tre volte che è un vincente sconfitto da un destino ingiusto, tradito da amici mentre faceva solo del bene.. ma per tre volte è apparso soltanto come un perdente troppo ottuso per capire. Dal modo in cui brucia una sconfitta, si comprende molto di cosa un uomo volesse ricavare dalla vittoria.. quindi meglio che abbia perso, meglio così, per tutti noi.. prima che “Sansone” si porti dietro tutti i “filistei”.

Il nobiluomo del nord. Questo Matteo è diverso, sembra più razionale e di buone intenzioni. È un profluvio di idee (non sempre buone) e di applausi negli studi televisivi. Ma a dispetto di ciò, nella puntata di Otto e mezzo del 13 febbraio si fa mettere in difficoltà da una Boldrini qualsiasi che, per un momento, ne svela l’identità di Azzecca-garbugli. Si sa, anche un istante basta in questi casi, se non fosse che è stato “scoperto” anche da altri interlocutori nei vari talk show. È evidente che non sa bene come attuare il suo programma, cosa non da poco, soprattutto perché la differenza tra un folle e un visionario è che se il primo può avere spunti più affascinanti, solo il secondo possiede i “come” più realizzabili.. e i “come” sono le idee migliori.

Luigi I, re dei Cinque Stelle. Ci ha sorpresi tutti, chi nel bene e chi nel male. È alla testa di un “esercito” che vuole cambiare il Paese e magari ci riuscirà. Ci sono forti dubbi, non per i suoi congiuntivi sbagliati o cazzate simili, ma perché se in lui i “come” appaiono più chiari, gli sembra sfuggire tuttavia la vera comprensione del rischio. Non per l’età o la presunta incompetenza di cui è accusato da tanti “statisti”, ma perché la virtù sta nel mezzo e una volontà troppo forte di fare del bene può anche distrarre da sbagli che si pagano cari. Comunque, vedremo. Ora, Potremmo parlare anche degli altri guelfi e ghibellini malamente sconfitti o, “non si sa come”, graziati dal voto, però non ne vale la pena perché sembrano già quasi dimenticati. Dobbiamo parlare allora di noi e della nostra Italia, perché, guardando la mappa del voto, si vedono un nord e un sud che sembrano due (tre) stati diversi che confinano. È impossibile accontentare tutti quando si è uniti, figuriamoci così cosa può accadere: non si può che far aumentare la rabbia di molti, mentre pochi altri vengono troppo lentamente aiutati. E allora, buona fortuna a tutti noi e che lo spettacolo che sta per iniziare possa tramutarsi, per una volta, in una commedia. Massimiliano Di Paolo

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