Due anni senza Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli. Due anni senza il suo sorriso e la sua incredibile fisicità, domata solo dall’inesorabile trascorrere del tempo. Sembra ieri che sulle bacheche dei principali social network la notizia rimbalzava come una scheggia impazzita in attesa di conferma. Conferma che, poi, è stata data direttamente dalla famiglia dell’ex campione italiano di nuoto. In questi 24 mesi le celebrazioni non sono mancate; da un funerale che, per alcuni aspetti, ha ricordato tanto le parate di alcuni suoi film leggendari alle statue erette in suo onore (celebre quella a Budapest, Ungheria) passando per gli speciali in tv o sui giornali di tutto il mondo. Bud è stato amato indistintamente da chiunque abbia visto i suoi film per i quali, occasionalmente, alcuni sedicenti esperti di cinema lo criticarono a causa di una recitazione di non primissimo livello. Già, come se lo spessore di un artista si misurasse in capacità tecniche e non in termini emozionali. E, infatti, noi che, invece, con i suoi film siamo cresciuti, non abbiamo mai prestato attenzione ad altro che non fosse l’emozione provocataci da una scena o una battuta. “Lo chiamavano Trinità”, “Uno Sceriffo Extraterrestre”, “Banana Joe”, “Io sto con gli Ippopotami”, sono pellicole che non scambieremmo con niente al mondo, sempre pronte a ricordarci un momento felice della nostra infanzia o del nostro presente, perché non si è mai troppo adulti per ridere. Soprattutto se questa risata è genuina, frutto di mera comicità e voglia di intrattenimento, mai volgare, esagerata e sguaiata come, invece, negli ultimi 20 anni è accaduto (qualcuno ha detto “cinepanettoni”?). Manca tantissimo quel modo di fare cinema, quel modo di ridere, di lasciarsi andare a due ore di pura ilarità. Manca il suo volto reso, però, immortale dalle sue pellicole che, come un buon vino, più invecchiano e più ci piacciono. E chissà se da lassù, in compagnia dei suoi citati angeli, starà mangiando i fagioli. O facendo qualche scazzottata per difendere l’amico più debole. Magari starà proteggendo un bambino da qualche marmaglia o, chissà, starà vendendo le banane per aiutare qualche villaggio di persone poco agiate. Bud, ci manchi, inutile negarlo. Fortuna che della tua eredità ne possiamo beneficiare in eterno. Che grande regalo che ci hai fatto. Ciao, Bambino