La buona notizia che il rapporto annuale “Employment Outlook” dell’Ocse ha dato all’Italia è che la nostra occupazione sta tornando ai livelli pre-crisi. Ma l’Italia ha ancora parecchie gatte da pelare, a livello economico e lavorativo: l’insicurezza sul lavoro causata dai contratti a termine, la povertà in aumento, i sussidi di disoccupazione, il divario uomo-donna nei salari (il cosiddetto wage gap). Tutto questo non fa che esasperare il clima generale di insicurezza e di stress causato in Italia dalla crisi economica: secondo l’Ocse, infatti, quasi un terzo degli italiani vive al momento una situazione di stress e risorse limitate.
Occupazione. L’occupazione nella popolazione compresa tra i 15 e 74 anni è cresciuta del +2,3%, una tendenza che secondo l’Ocse verrà riconfermata anche nei prossimi due anni. Il tasso di disoccupazione in Italia diminuisce a rilento e resta troppo alto rispetto a quello degli altri paesi industrializzati: tra i paesi Ocse, siamo il terzo con la disoccupazione più alta. Meno di un disoccupato su dieci, però, riceve il reddito di disoccupazione.
Insicurezza. Per quanto riguarda l’insicurezza sul mercato del lavoro (la probabilità di perdere il lavoro e restare senza reddito), l’Italia è la quarta dei paesi Ocse, dopo Grecia, Spagna e Turchia. Colpa dei contratti a tempo determinato, part-time e a reddito basso. Tuttavia, la qualità del reddito da lavoro in Italia è superiore alla media Ocse.
Povertà e disparità. Il 13,6% degli italiani vive in famiglie con reddito inferiore del 50% rispetto al reddito medio; nel 2006 erano il 10,7%. Grande la disparità di reddito tra uomo e donna (44%, rispetto alla media Ocse del 35,5%) e per le fasce meno avvantaggiate della popolazione, come anziani e disabili.
Francesca Trinchini