Il buono, il brutto e il grillino: uno strano film western chiamato Terza Repubblica

Se fosse vivo, Sergio Leone probabilmente mi ucciderebbe per aver storpiato il titolo del suo capolavoro con Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef. Però, in fondo, poco male. Uno, perché sarebbe ancora tra noi: buona cosa per l’umanità; due, perché per prendersela con me dovrebbe aver letto questo pezzo: e volete mettere la soddisfazione di avere Sergio Leone tra i propri lettori? Comunque, sogni proibiti a parte – tipo vedere Ignazio Larussa frontman dei Police cantare Walking on the Moon – veniamo al dunque:
Il brutto. Parto dal brutto per primo perché, come disse Carl Fogarty, “i bravi ragazzi non vincono mai”. E lui è proprio un ragazzaccio. Mi riferisco al nobiluomo del Nord: Matteo Salvini. Dal 4 marzo fino ad oggi ha fatto la voce grossa, ha fatto vedere chi è. È riuscito in ciò in cui la sinistra italiana ha sempre fallito: detronizzare il Caimano. Cosa mica facile se si pensa che il giullare di Arcore ha delle televisioni a disposizione, giornali e una certa inclinazione alla corruzione. Senza parlare della “scoppola alla Bud Spencer”: la “mossa Anna Maria Bernini”.

Schermaglie a parte (anche quelle con i Cinque Stelle), da oggi iniziano le consultazioni e arriveranno i “bagni di realtà”, che vedremo “sul tardi” perché Salvini è probabilmente concentrato anche sulle elezioni regionali di fine aprile, in Molise e in Friuli Venezia Giulia. Dopotutto, noi italiani siamo dei “Casanova” che indulgono nei piaceri della campagna elettorale, anche più di una volta al mese, se si può. Goduria.
Il grillino. Luigi Di Maio ha fatto a sua volta la voce grossa, ma un po’ meno grossa di Salvini. Anche lui si preoccupa della campagna elettorale. Ad oggi, sembra cambiato rispetto alle intenzioni precedenti al 4 marzo. Fissi restano il reddito di cittadinanza (manco tanto) e il suo ruolo come premier, ma per il resto si registrano aperture: al PD in primis (senza essere ricambiato) e poi, in caso, alla Lega. Con entrambi Di Maio vuol parlare di “contratto di governo” sul modello tedesco e non di alleanze, per realizzare i “cavalli di battaglia” dei programmi.

Intendiamoci, sarebbe più facile capire la meccanica quantistica con la spiegazione di Gasparri che leggere tutto ciò che sta passando davvero nella mente di Di Maio. Soprattutto perché il primo, tra le molte cose, ha probabilmente anche difficoltà a ricordare qual è la sua mano destra.
Il buono. Chi si aspettava un trafiletto su Matteo Renzi rimarrà deluso e gli do metaforicamente uno schiaffetto sul dorso della mano. Però se siete renziani vi perdono: avete già sofferto tanto. Il buono non può che essere Sergio Mattarella. Se riesce a risolvere la matassa del governo, al confronto Clint Eastwood non sarà più duro del poro Andrea Romano contro Ivano Marescotti a L’aria che tira. Intanto, popcorn alla mano, godiamoci lo spettacolo. Fosse veramente un film di Sergio Leone, il finale sarebbe di sicuro straordinario. Ma qui non siamo al cinema e l’unica cosa in cui possiamo sperare è un po’ di buon senso. Peccato che un “film” con questo titolo, da noi, non l’abbiano ancora girato.

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