A Piacenza vi è un castello, voluto da Pier Luigi Farnese, primo Duca di Piacenza e Parma, personaggio molto discusso, descritto molto crudele, che edificò il castello per sua difesa personale e per la città che oggi è Polo di mantenimento pesante che ha inglobato l’Arsenale dell’ Esercito , che non può però essere visitato né dai piacentini né dai turisti. Si è preservata quella parte scampata allo scoppio delle tante munizioni messe lì dall’esercito napoleonico, parte delle antiche mura e parte dei bastioni, tre per la precisione. Con le sue fortificazioni ei cunicoli sotterranei può essere sicuramente considerato un’eccellenza storica.Ci fu un restauro nel 2004 e nelle rare giornate di apertura al pubblico si è registrata notevole affluenza, che dovrebbe spingere a rendere fruibile il Castello a chi volesse vederlo.
Se ne è parlato molto in un convegno internazionale di studi per celebrare il 460° anniversario dell’inizio della costruzione di Palazzo Farnese,il Generale Eugenio Gentile ha illustrato la bellezza del Castello e ha posto domande importanti sul bene storico e culturale del “monumento”, dato che l’area in cui è posto è area militare ha chiesto come si potesse fare per renderlo accessibile ai piacentini e non solo, ha chiesto a cosa sono serviti i tanti lavori di restauro e i soldi spesi per sistemarlo e conservarlo meglio se non si può far vedere a nessuno,infine ha affermato che un monumento storico di tale valore non può essere soggetto a limitazioni così severe.
In Italia purtroppo abbiamo un notevole patrimonio artistico, spesso chiuso alla visita di tanti turisti, esperti o appassionati e i motivi molto spesso sono comuni, ma qui forse si potrebbe trovare un punto d’incontro, pur non aprendolo sempre, ci potrebbero essere dei periodi dell’anno in cui prenotando per tempo, si possa visitare il Castello di Piacenza, bellissima città ricca di storia, di cui Palazzo Farnese è uno dei punti principali. Speriamo di avere presto buone notizie, perché di storia ne abbiamo tanta, allora condividiamola e non perdiamola, è di tutti.
Roberta Maiolini