Ho avuto il piacere di conoscere Emma Pomilio a un festival letterario di qualche anno fa e mi è piaciuta da subito. Una donna molto semplice, elegante, che a volte non si rende conto che per noi abruzzesi è un vanto avere come conterranea una scrittrice affermata come lei. Nata ad Avezzano (AQ), laureata in Lettere Classiche, prima che una scrittrice, è una voracissima lettrice fin da piccola. Il suo è un cognome importante, suo padre Ernesto scriveva soprattutto di arte e filosofia e suo zio Mario era uno scrittore di grandissimo successo. Dopo aver tergiversato per un po’, Emma Pomilio ha trovato la sua strada proprio nella scrittura. Ci incontriamo per una “chiacchierata-intervista” in un bar per un caffè e inizio subito con le domande :
Sul tuo sito c’è una frase che trovo straordinaria: “La storia diventa attuale se chi racconta la sente profondamente e la vive”: è il tuo modo di interpretare tutte le meravigliose storie che racconti nei tuoi libri?
Sì, è proprio così. Mi appassiono alle storie e ai personaggi. Immagino le case, i mercati, le navi, i carri, i cavalli, la città con le strade piene di gente di giorno, scure e pericolose di notte ma, soprattutto, immagino la vita che si conduceva con le usanze, i riti, le credenze, le paure, le superstizioni. Faccio un’immersione totale nel periodo storico prescelto, lo studio sotto tutti i punti di vista. Solo così riesco a far immergere anche i lettori, così la storia diventa attuale, non è più un qualcosa di lontano o di astratto. Insieme a chi ama e si appassiona anche il lettore si appassiona.
Hai al tuo attivo diversi splendidi romanzi storici. Da dove nasce il tuo amore per la romanità?
L’amore per Roma viene da lontano, dalle passeggiate con mio padre ad Alba Fucens e ai cunicoli di Claudio (che allora si chiamavano di Nerone, molto più famoso di Claudio), dagli studi universitari a Roma, grande, stupenda, strana città, dove le testimonianze di un potente impero affiorano a ogni passo. Quando ho voluto scrivere un romanzo storico non ho avuto esitazioni: Roma. Sulla rivolta di Spartaco scrissi il mio primo romanzo.”
Quando scrivi nascono prima i personaggi o la storia?
Facendo un rapido riesame dei miei libri, vedo che solo in un caso è nato prima il personaggio, negli altri è nata sempre prima la storia. Ma non saprei spiegare il perché.
Quando finisci di scrivere un libro chi lo legge per primo? Condividi con la tua famiglia o hai dei lettori di fiducia?
Ho sempre avuto dei lettori di fiducia, ma il numero si assottiglia sempre più. Fare il lettore di fiducia cosa significa? Prima di tutto il lettore deve dire in tutta sincerità all’autore se il libro gli piace oppure no, se ci sono passaggi poco comprensibili che vanno perfezionati, se alcuni personaggi o la trama risultano carenti. Insomma se il libro funziona. Il lettore in questione deve essere discreto, non andare a raccontare in giro particolari, soprattutto di un giallo, non deve essere indulgente, non deve mettersi in antitesi con l’autore per dimostrare una sua superiorità nel campo, e, qualità indispensabile, deve essere rapido nella lettura. E’ difficile trovare persone così, ma si trovano, il problema fondamentale rimane sempre il requisito della rapidità.
La traduzione dei tuoi libri in altre lingue è una cosa che ti ha affascinato?
Questa è una cosa che affascina tutti gli autori, ma non si ottiene facilmente: l’editore deve sborsare grosse cifre per la traduzione, e vuole essere certo di recuperarle. Durante un mio soggiorno a Madrid è stato molto bello trovare il mio libro in libreria, così ne ho comprate due copie da riportare in Italia. Mia figlia si era accorta di quanto la cosa mi avesse fatto piacere e, tornata in seguito a Madrid, mi ha portato una copia in regalo. Certo, chi traduce interpreta anche: l’autore, non conoscendo bene la lingua in cui il suo libro è stato tradotto, non riesce mai a capire se il suo pensiero è stato bene interpretato.
Tu hai fatto parte di un importante progetto della Mondadori il ciclo “ Il romanzo di Roma” , hai pubblicato “ Il ribelle” e “ Il sangue dei fratelli”, hai collaborato con un mostro sacro come Valerio Massimo Manfredi, come è stata questa esperienza?
E’ stata una bella esperienza e una grande soddisfazione. Mi ha telefonato il capo della narrativa Mondadori, che allora era Antonio Franchini, dicendomi che aveva pensato a una serie di romanzi storici su Roma con la supervisione di Valerio Massimo Manfredi. Ritenendomi preparata e affidabile, voleva che io facessi il primo, sulla fondazione di Roma. E’ stato un grosso impegno, poiché, se non avessi consegnato in tempo, il progetto non sarebbe partito, ma è andato tutto bene e il libro ha venduto tanto.
Il tuo è un cognome importante, viene difficile pensare che avresti potuto fare altro, ma la passione per la scrittura che hai è dunque ereditaria?
Non tutti i Pomilio sono dei narratori, ma certo non si può fare un lavoro del genere, che non lascia mai liberi, se non lo si ha nel sangue, se non è congeniale. Io ho cominciato piuttosto tardi, ma da quando ho cominciato, pur con tutti gli alti e i bassi che questa attività comporta, mi sento molto più felice e appagata.
Hai presentato i tuoi libri in molti posti diversi, come è il rapporto con il pubblico e cosa ti rimane dentro dopo questi incontri?
A me piace incontrare i lettori, la cosa che mi fa più piacere è l’affetto che dimostrano a chi è rimasto a lungo insieme a loro tramite i libri. Mi incuriosisce molto sapere come interpretano le mie storie e i miei personaggi. Rimango stupefatta dalle possibilità di interpretazione, ma è pur vero che un libro, una volta pubblicato, prende la sua strada, se ne va per il mondo, è di chi lo legge. Poi alle presentazioni e ai festival mi piace parlare con gli altri autori, anche se ultimamente c’è un argomento fisso, la crisi dell’editoria, che è diventato una lamentela continua.
Cosa legge Emma Pomilio?
Io leggo di tutto, ma ho l’obbligo di leggere molti libri di storia per lavorare, per avere nuove idee, e anche molti romanzi storici per stare al passo, per tenere d’occhio la concorrenza. Non mi va di fare nomi perché è riduttivo, lascerei fuori qualcuno.
La domanda è d’obbligo, stai lavorando ad un nuovo romanzo ? se si ci puoi anticipare qualcosa ?
Sto lavorando a un romanzo sulla Roma dei Tarquini, una Roma potente, splendida, governata dagli Etruschi. E’ l’epoca in cui Roma comincia ad avere le carte in regola per affacciarsi come grande potenza sul Mediterraneo e fare dei trattati con Cartagine, che sarà poi la sua grande nemica. Grazie, Roberta, e un caro saluto ai lettori di Trend & Moda. Roberta Maiolini