In occasione della giornata conclusiva della tre giorni di “Unite to Cure – A global Healtcare initiative”, conferenza internazionale sulla medicina rigenerativa tenuta in Vaticano, la platea si è arricchita della stilosissima presenza di Katy Perry, accompagnata dal (ri)fidanzato Orlando Bloom. Le immagini che la ritraggono salutare il Papa in mise total black, con tanto di velo, hanno già invaso i feed di mezzo mondo ma, questo, non stupisce affatto. La superstar californiana, infatti, è costantemente in pole position in quanto a impegno civile, rappresentando un pezzo da 90 all’interno del mai troppo impegnato e paternalistico star system hollywoodiano. Tutto molto bello, quindi, se non fosse che questo red carpet pontificio è del tutto idoneo a sollevare dubbi sulla genuinità di una condotta non priva di incoerenze. Analizzando il trascorso “politico” dell’artista americana non risulta arduo scorgervi quella che, a questo punto, è facile definire come un’ambiguità di fondo atta ad ispirare una chiave di lettura critica verso la sua comparsata di fronte al Santo Padre.
La Perry è una delle voci principali a sostegno delle battaglie di Planned Parenthood, potentissima no-profit di matrice americana che fa del lobbismo pro choice e pro aborto la propria missione principale; all’indomani dell’elezione di Trump alla presidenza statunitense, la stessa Katy si produsse in un pubblico appello a sostegno delle politiche veicolate da Planned Parenthood con una donazione di 10 mila dollari corredata da una call-to-action sui social. Navigando sul web non troverete difficoltà a scovare le clip dei suoi interventi nelle convention dell’organizzazione in questione, testimonianze di un pieno ed incondizionato endorsement. La matrice spiccatamente liberal ha, del resto, sempre contraddistinto il percorso personale e professionale della cantante, fin dal singolo di esordio “I kissed a girl” per finire con l’entusiastico outing di “redenzione” a favore della comunità LGBT, accompagnato dallo strenuo supporto verso il riconoscimento più pieno di strumenti giuridici a loro disposizione, matrimonio e adozioni in primis. Ecco, come può una persona così antitetica ai dogmi cattolici, così distante dalle posizioni della Chiesa su tematiche cruciali e scottanti giustificare una presenza che, senza troppi giri di parole, potrebbe facilmente essere ricondotta a mero spot pubblicitario, specie in considerazione del tono ostentatamente entusiastico che contraddistingue i “cinguettii” che la stessa star ha confezionato per l’occasione?
La coerenza è un valore fondamentale, a prescindere dalla condotta specifica che può essere lecitamente e rispettabilmente a sostegno delle tematiche più disparate. Un episodio come quello in questione, tuttavia, non può che far sorgere seri dubbi sulla sussistenza di questo fondamentale prerequisito nella “carrambata” sciorinata da Katy nel proscenio dell’Aula Paolo VI. L’establishment a stelle e strisce è, infatti, costantemente alla ricerca di legittimazioni ed imprimatur di varia natura a sostegno delle proprie crociate e questo episodio sarebbe soltanto l’ultimo di un modus operandi consolidato. Nessuna condanna definitiva, nessun giudizio irrevocabile ma guai a prendere per oro tutto quello che luccica.
Antonio Rico
Alessia F
E’ così difficile capire che, pur essendo a favore di aborto (diritto della donna) e adozioni gay, si può comunque essere cristiani? Io non ci vedo niente di incoerente, se lei è credente è normale sia emozionata nell’incontrare il papa. Ciò per cui combatte, alla fine, è l’amore. Se avesse voluto farsi mera pubblicità, di certo non le mancano i liquidi per permettersene una carovana, di pubblicità in suo favore. Ergo, avete preso una bella cantonata, ma del resto traspare da ogni parola la faziosità di questo articolo.