La grande inutilità del cane robot. Quando la scienza e la tecnologia si rendono ridicole

La domanda che tutti si fanno è: “i nostri amici a quattro zampe verranno sostituiti da robot di “compagnia”? “. Non è un mistero, infatti, che nel campo della robotica e dell’hi-tech sia sensibilmente aumentato l’interesse attorno a queste realtà elettroniche, sempre più al centro di dibattiti sospesi tra la voglia di sperimentare e la reale necessità di ottenere dei risultati. Difatti, a cosa servirebbe un cane robot visto che il mondo, in tutti i suoi angoli, pullula di cani randagi che meriterebbero ben altro trattamento che non quello di essere abbandonati a morire di stenti? Sicuro possiamo scartare l’aspetto economico, non essendo un robot meno costoso di un cane e carne e ossa. Possiamo discutere circa l’etica e la morale che si celano dietro a scelte progressiste che strizzano l’occhio a un futuro sempre più vicino a una certa fantascienza distopica, tipica della letteratura degli anni ’60-’70. Possiamo, addirittura, ritenere che, essendo un trend in via di sviluppo, esaurirà il suo ciclo vitale in pochi anni. Tutto questo è – come si dice dalle parti di Roma – “fare i conti senza l’oste“, ossia tirare a indovinare. Perchè, attualmente, non abbiamo una vera risposta a questi interrogativi. E perchè non ce l’abbiamo? Molto semplicemente perchè dietro un’invenzione non sempre si nasconde un reale motivo e una reale necessità.

Il progresso, così come la tecnologia, sono, essenzialmente, parte del modus vivendi dell’essere umano, sempre più conteso tra amore e odio verso ciò che ha cambiato radicalmente il suo modo di vivere: la tecnologia, appunto. Ma qui (e non solo con riferimento a questo argomento, però) si va oltre. A cosa serve scandalizzarsi di fronte all’estinzione di un rinoceronte bianco (per citare l’ultimo caso) o a un orso polare morente di fame, se poi, alle parole, non facciamo seguire i fatti? A cosa servono anni, decenni, di lotte ambientaliste e animaliste (LAV, GreenPeace, She Shepard) se poi al rapporto vero, fisico, empatico, con un animale, preferiamo quello con un ammasso di latta? Personalmente non riesco a trovare giustificazione che tenga. Scusate, forse sarò ingenuo nel pensare che i cinque continenti di questo pianeta offrano una fauna meravigliosa, millenaria, quasi ancestrale per certi versi. E sarò altrettanto ingenuo nel non trovare l’utilità che un cane robot (siamo seri, dai!) potrebbe offrire alla nostra società. La risposta, però, a ben pensarci potrebbe celarsi dietro un aforisma di Josh Billings che riassume appieno la differenza tra l’uomo e il cane: “un cane è l’unica cosa sulla terra che ti ama più di quanto ami se stesso“.

 

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