Con l’arrivo dell’autunno e delle prime serate fresche e uggiose, uno dei buoni motivi per uscire di casa è quello di andare al cinema con gli amici. Inizia una nuova stagione che speriamo sia ricca di film di qualità. La pioggia battente dell’altra sera non dava scampo; alternative ad una sala cinematografica, ad un secchio jumbo di popcorn e ad una cola non riuscivo proprio ad intravederne. La rosa delle proposte non era tra le più appetibili, e non troppo motivato ho fatto cadere la scelta su “Reality”, nelle sale da alcuni giorni, dopo il successo ottenuto al Festival di Cannes, dove è stato premiato con il Gran Prix. Si tratta dell’ultimo film di Matteo Garrone, regista del fortunato “Gomorra”. La sorpresa è stata delle più inattese.
Bellissimo esordio di Aniello Arena, protagonista del film, ergastolano condannato per una strage di camorra nel 1991, attore – non attore, scovato nel carcere di Volterra, che ha subito rapito la mia attenzione. Interprete davvero di rara bravura, già paragonato ai grandi Totò, Eduardo e Troisi e capace di accedere agli stili più diversi, dalla malinconia, alla teatralità, ai sentimenti estremi senza mai diventare caricaturale e senza mai invadere la scena. Nel film è Luciano, un pescivendolo napoletano, che per mantenere la famiglia e integrare gli scarsi guadagni della sua attività, si arrangia con una truffa sulla vendita di un robot da cucina insieme alla moglie Maria. Grazie a una naturale simpatia, e ad un volto rassicurante, Luciano non perde occasione per esibirsi davanti ai clienti della pescheria e ai numerosi parenti, che vivono con lui in un condominio della Napoli più autentica, quella delle mille contraddizioni, e dei tanti problemi, costanti dubbi e poche certezze. Un giorno, con la spinta amorevole dei suoi familiari, partecipa a un provino, che potrebbe cambiare la sua vita e quella di tutti i suoi parenti, quello per le selezioni ad entrare nella casa più spiata della tv: quella del “Grande Fratello”. Da quel momento la sua percezione della realtà non sarà più la stessa. E’ un film che coglie lo spirito dei tempi, con le sue follie, con le sue contraddizioni, con i suoi cortocircuiti. E’ un film che invita alla riflessione sulle tante debolezze della mente umana, sempre in bilico tra fantasia e realtà, tra vita quotidiana, vera, vissuta e falsa percezione della possibilità di un futuro fatto di un effimero che sembra regalare una forza emozionale, nascondendo l’imbroglio del virtuale, disprezzando la forza della vita reale ed enfatizzando il banale di alcuni aspetti del sociale che sembrano scaldare gli animi umani in tempi di rapidi cambiamenti e di difficili distinguo tra benessere interiore, valori familiari e ambizioni personali. Gianluca Rubeo