Claudia è diventata grande. O, forse, già lo era, almeno per chi la conosce dagli esordi e da Manuale Distruzione. Quello che si vissuto lo scorso 8 marzo, a Roma, all’Auditorium Parco della Musica è stato qualcosa di poco prevedibile, se solo si pensa che, durante un concerto, Levante e i suoi fan sono abituati a cantare, ballare e muoversi, insomma a fare casino e non a stare seduti in comode poltrone rosse. Un ambiente diverso dal solito per questo “Caos in teatro”, ma le aspettative non sono state comunque disattese. Non credo di esagerare nel dire che Levante si è rivelata al pubblico quasi come una musa dell’Antica Grecia, una musa siciliana con un chiaro vestito di raso, capelli lunghi, sciolti, che han seguito i suoi, a volte, movimenti “tarantolati”. Perché Claudia è così, prende a pieno la scena, occupa interamente lo spazio nel quale si trova, come un bravo animale da palcoscenico ed elargisce emozioni. L’inizio non poteva non essere affidato a Caos (Preludio), primo brano del suo nuovo figlio Nel caos di stanze stupefacenti, accompagnato da un cielo stellato proiettato sul sipario che la divideva dal pubblico. Ma è il suo evergreen Alfonso a rivelare la sua vera natura, il brano che l’ha fatta conoscere un po’ di più, quello che l’ha distinta dagli altri. Immancabile, ovviamente. Nelle quasi due ore di spettacolo, perché diciamocelo, è stato un piacere non solo per l’udito, ma anche per gli occhi che han potuto apprezzare sul sipario le animazioni create ad hoc dal visual designer Filippo Rossi, gli spettatori hanno assistito ad una escalation di sentimenti, molti diversi tra loro, veicolati da una voce che spesso fa restare senza fiato e dove la musica l’ha fatta da padrona. “ Ho lasciato che fosse la mia musica a parlare”, ha spiegato Levante ad un certo punto del concerto al pubblico presente che mai l’ha abbandonata nell’interpretazione dei suoi testi. Palpabile la commozione sulle note di Finchè morti non ci separi o di Le lacrime non macchiano, che presto hanno lasciato spazio alla grinta e alla passione di canzoni come Non me ne frega niente o Gesù cristo sono io, l’inno della cantautrice alla lotta della violenza sulle donne.
A differenza del collega Michele Monina, che per Rolling Stone Italia ha rivalutato la cantautrice siciliana andando inizialmente a teatro con l’intento di litigare e poi, ricredutosi, ha definito la sua voce “a tratti simile a quella di Mina”, io, consapevole che avrei assistito ad uno show con la “s” maiuscola, sono andata a teatro, perché speravo, in cuor mio, in primis come fan e poi come aspirante giornalaia, di essere carpita dalle braccia di Claudia e salire sul palcoscenico a cantare con lei, magari, che ne so, Pazzo di me. Mi ero preparata psicologicamente a questo evento, avevo già immaginato le facce dei miei amici ai quali avrei raccontato l’accaduto. Invece, nulla, ha preferito un ragazzo con cui ha dato il via al suo primo bis con Ciao per sempre, che, però, per l’emozione non ha cantato e, scherzosamente, a detta di Levante, ha fatto “il mimo”. Magari mi andrà meglio la prossima volta. Chissà! Antonella Valente
Galleria fotografica a cura di Emiliano Marchionni: