L’Orso del Sole a rischio, conferenze dell’Oikos in Myanmar. Quale futuro per lui?

Si è tenuto lo scorso 13 marzo a Nay Pyi Taw, in Myanmar, il primo convegno nazionale sulla conservazione degli orsi in Myanmar. L’orso malese (Helarctos malayanus)  è conosciuto anche come orso del sole, per la caratteristica e unica macchia arancio a forma di U collocata sul petto, l’altra sua caratteristica è che è il plantigrado più piccolo delle otto specie di orsi conosciute sul pianeta. Non si sa quanti orsi malesi ci siano in vita, ma nonostante le scarse informazioni la specie è stata inserita nella lista rossa della IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura), ovvero è stata catalogata come specie vulnerabile e a conseguente rischio estinzione. Il convegno , a cui hanno partecipato i maggiori studiosi  di orsi del continente asiatico,è stato organizzato  nell’ambito del  progetto Sun bear, promosso dall’istituto Oikos, ed ha visto la partecipazione di altre associazioni e enti statali come: Wildlife Conservation Society (WCS), la Rakhine Coastal Region Conservation Association (RCA) e il Ministro per le risorse naturali e la conservazione ambientale del Myanmar (Monrec).Mentre i fondi per questo progetto sono stati elargiti da Fondation Segré  e Fondation Ensemble.

Da sottolineare che l’Istituto Oikos è una ong italiana, impegnata ormai da anni in Europa e nei vari paesi in via di sviluppo per proteggere le biodiversità, ma soprattutto per promuovere forme di sviluppo sostenibile, quindi senza impatto sulla natura. Questa organizzazione si occupa dell’Orso del Sole ormai da due anni, da quando nel 2016 hanno deciso di essere la prima associazione no profit ad impiegare tempo e risorse sullo studio e la ricerca scientifica su questa specie animale. Per poterne tutelare così il loro habitat, è stato scelto il Myanmar come sede per questi studi perché è stato stimato che la maggior parte degli esemplari ha in questa regione la loro “casa”.  Da sottolineare come sino ad ora le autorità, e le comunità locali abbiano collaborato senza problemi con gli studiosi dell’Oikos.

I primi dati di questi studi hanno però lanciato l’allarme, si è stimato che entro i prossimi 30 anni questa specie rischia di ridursi di numero per circa il 34% a livello mondiale. “Il numero di orsi è del tutto ignoto, dunque gli scienziati fanno riferimento all’area in cui questi animali vivono.Le stime sono state realizzate dalla Iucn grazie ad un questionario distribuito ai principali studiosi di orsi asiatici”. Queste le parole di Filippo Zibordi, consulente faunista di Istituto Oikos che segue il progetto. Come al solito il rischio per questi animali giunge dall’uomo, infatti la più grande minaccia per questa specie è la perdita costante e progressiva del loro habitat, a causa del deforestamento selvaggio attuato dall’uomo per la produzione dell’olio di palma, altro pericolo è ovviamente il bracconaggio, perché la carne di questo orso è ritenuta molto “tenera” ma soprattutto i suoi organi, soprattutto la cistifellea sono uno dei ritrovati più pregiati per la medicina cinese. “Capita che gli abitanti dei villaggi catturino i cuccioli per poi rivenderli, ci sono anche casi in cui gli abitanti uccidono gli orsi, “colpevoli” di aver mangiato le colture, per ritorsione”, ha raccontato Zibordi. Il summit però è stato molto importante in tal senso, grazie al coinvolgimento della popolazione locale si stanno creando sempre più aree sotto tutela, per far si che questa specie, come purtroppo è capitato a molte altre specie animali sul nostro pianeta vada incontro all’estinzione. Speriamo quindi che l’Orso del Sole non venga spento, che non diventi solo un ricordo.

Domenico Corsetti

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