Se ne è andato uno dei volti storici del giornalismo sportivo italiano, Luigi Necco, napoletano, avrebbe compiuto 84 anni a Maggio. E’ stata una grande figura della tv degli anni ’70 e ’80, ma soprattutto era parte di quella gran redazione di “90° Minuto” di Paolo Valenti. Un giornalista arguto, ironico, sempre educato e mai sopra le righe, i suoi collegamenti dal San Paolo di Napoli e da Avellino resteranno nella memoria di tutti, o almeno di quelle persone che quegli anni li hanno vissuti, anni in cui se volevi sapere qualcosa delle partite dovevi per forza aspettare “90° Minuto”, oppure accendere la radio e sentire “Tutto il calcio minuto per minuto”, titoli essenziali di queste trasmissioni che rispecchiavano appieno i loro palinsesti di quegli anni.
Luigi Necco sapeva giocare con la sua napoletanità e nei collegamenti faceva siparietti simpatici con i tifosi dei quali si circondava sempre, era un uomo colto, preparato e nel corso degli anni coniò modi di dire che poi sono rimasti, come”Milano chiama, Napoli risponde”, per riassumere la lotta scudetto tra Milan e Napoli; oppure la storica definizione del gol più irregolare della storia, Mondiali di calcio in Messico 1986, gol dell’Argentina all’Inghilterra “segnato” da Maradona e così descritto da Necco “La mano de Dios o la cabeza di Maradona”.
Oggi è facile identificare il suo volto con un calcio che non c’è più, con un modo di fare informazione che non c’è più e i nostalgici lo ricordano molto bene, in pochissimi minuti era in grado di fare la sintesi di un’intera partita, sapeva essere garbato, spiritoso, un uomo e un giornalista d’altri tempi.Colto, appassionato e studioso di archeologia, era anche un bravissimo giornalista d’inchiesta e dopo “90° Minuto” lavorò anche a Mediaset per curare le dirette dai campi di calcio.
Un pezzo di storia va via, di storia televisiva, calcistica, di costume, un uomo che ha saputo raccontarci molto di sport e non solo, un uomo legato alla sua città e al calcio , quello pulito, vero, raccontato con l’emozione nella voce soprattutto quando il Napoli vinse gli scudetti, un uomo che rischiò la vita con un attentato camorristico perché raccontò in tv di uno scambio di regali e messaggi tra il boss Raffaele Cutolo e il Presidente dell’Avellino Calcio Antonio Scibilia.
Un giornalista che ha saputo sempre cogliere il lato ironico delle cose, soprattutto del calcio che per quanto tifosissimo sapeva raccontarci sempre con una battuta e un sorriso. Grazie di tutto Necco, la linea torna definitivamente allo studio. Roberta Maiolini