La storia incontra la storia. Con questa percezione le decine di migliaia di fans che ieri hanno riempito il glorioso Circo Massimo di Roma hanno assistito non a un semplice concerto, bensì a una vera e propria rock opera. Nell’ultima data del “Us+Them Tour 2018” il cantante – bassista dei leggendari Pink Floyd ha strabiliato gli occhi le orecchie dei numerosi appassionati accorsi da tutta Italia, con un show intenso, coinvolgente e dalle atmosfere suggestive e, a tratti, commoventi. Il colpo d’occhio è notevole, con una cornice da togliere il fiato, carica di secoli di storia, tradizione, cultura e passione, affiancata da un palco enorme da cui si eleva ad attore protagonista un mega schermo che, attraverso luci e immagini, accompagna tutto lo show amplificandone le emozioni. Dopo un breve intro parte “Breathe“, song tratta da quel capolavoro che fu “Dark Side of the Moon”, immediatamente seguita da “One Of These Days” e “Meddle“. I primi applausi scroscianti, però, si hanno con la celebre hit “Time“, cantata all’unisono dai presenti ed egregiamente esaltata dai colori dello schermo che giganteggia sul palco.
A differenza dei suoi ex compagni, Waters, da sempre, sposa pubblicamente le cause civili e umanitarie e anche ieri non sono mancati i riferimenti alle guerre e alle tragedie dell’immigrazione, con una forte presa di posizione contro il capitalismo che attanaglia parte della società globale: “Se non prendete posizione, se non scegliete di opporvi, di fare politica, di partecipare, lascerete che chi ci governa distrugga questo pianeta” ha dichiarato dietro il microfono. Croce e delizia dirà qualcuno, ma tant’è. Man mano che vengono eseguiti i brani in scaletta il sound migliora nettamente fino a rasentare la perfezione. Volumi alti al punto giusto, qualità del suono straordinaria. Parlare di perizia tecnica e capacità d’esecuzione con uno dei mostri sacri del genere risulterebbe un’ovvietà, un pò come affermare che d’estate è caldo. Concentrato sul basso, Waters, assieme alla sua band è impeccabile in ognuna delle canzoni proposte. Poco intrattenimento, tanta sostanza. Come tradizione Pink Floyd vuole. La sensazionale accoppiata “Wish You Were Here” – “Another Brick In The Wall Part2/Part 3” – cantate a squarciagola dal pubblico capitolino – chiude la prima parte del set.
Una breve pausa per riprendere fiato e si torna sul palco con “Dogs” e “Pigs” prima di calare gli assi: “Money“e “Us And Them” brani che, anche se ascoltati e riascoltati per decine di centinaia di volte, non perdono nulla del loro fascino, della loro magia, della loro epicità. Se al posto delle note ci fossero colori o immagini, allora sarebbero esposte in un museo. Opere d’arte d’inestimabile valore: ecco come potremmo descriverle. Prima di chiudere lo show, c’è ancora spazio per l’emozione di chiudere gli occhi e intonare “Mother” e, soprattutto, “Comfortably Numb“, il cui attacco è, semplicemente, da pelle d’oca. Si chiude con le ultime immagini sullo schermo, quelle di una bimba che raggiunge la donna che, all’inizio dello show, era apparsa. Un segnale di umanità, di fragilità, di speranza. Un inchino a Mr Waters, dunque, è più che dovuto.
Setlist:
(Speak to Me)/Breathe
One of These Days
Time
Breathe (Reprise)
The Great Gig in the Sky
Welcome to the Machine
Déjà Vu
The Last Refugee
Picture That
Wish You Were Here
The Happiest Days of Our Lives
Another Brick in the Wall Part 2/Part 3
Dogs
Pigs (Three Different Ones)
Money
Us and Them
Smell the Roses
Brain Damage
Eclipse
Bis
Mother
Comfortably Numb
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