Ombrelli colorati di bamboo e carta pesta, sembrerebbero i Wagasa giapponesi, gli ombrelli storici nipponici, ma forse arrivano dalla Cina. Una cosa è certa, però: nelle grandi città italiane quest’anno è scoppiata l’ombrellino mania o il wagasamania. Non si sa se siano giapponesi o cinesi, ma è certo che a venderli sono i filippini o qualche nordafricano. Dipende dalla zona, dipende dalla piazza. Il boom è scoppiato con l’arrivo del caldo. Eh si, perché questi ombrelli non servono per ripararsi dalla pioggia, ma per proteggersi dal sole. Costano tre euro, da qualche parte cinque o sei, ma si ottengono anche per due. Quelli che si vedono in giro nelle torrido giornate estive non sono però i veri ombrelli tradizionali giapponesi a base di bamboo e washi, una sorta di carta giapponese, quelli autentici costerebbero un po’ di più perché sono rinomati per la bellezza dei colori e per la precisione costruttiva grazie a un meccanismo di apertura e chiusura molto raffinata. Quelli che si trovano a piazza Navona a Roma, in mano ai venditori stranieri, facilmente fanno cilecca. Originali o no, una cosa è sicura: questa estate se ci si vorrà riparare dal sole basterà comprare un ombrellino giapponese, ops, cinese!