Il trittico Arabia, Francia e Olanda è stato archiviato ed è già tempo di doverosi bilanci per questa prima tranche di Italia targata Roberto Mancini. Le ombre ci sono e sono evidenti, l’ottimismo e la forza emotiva del gruppo i suoi punti luce più brillanti, la determinazione e voglia di lavorare del Ct un possibile valore aggiunto. Questi gli snodi sui quali andrà a giocarsi il destino di un progetto che più ambizioso (forse paradossalmente) non potrebbe essere: riportare il vessillo azzurro nel posto che merita.
La prima sfida, quella di San Gallo contro l’Arabia Saudita, non si è rivelata la sgambata che tutti pensavano. La tensione sul volto degli Azzurri era evidente, la smania di tentare la giocata anche. I nostri ragazzi erano contratti, soltanto la prodezza di un redivivo (in azzurro, perché al Nizza è reduce da due ottime annate) Balotelli ha rotto l’equilibrio, spianando la strada al raddoppio del “Gallo” Belotti, anche lui in cerca di un riscatto cospicuo dopo una stagione molto negativa e sfortunata. La rete saudita nel finale ha fatto ripiombare i nostri in un profondo disordine tattico ed emotivo che ha stonato in un match abbastanza dignitoso, seppur contro la 67^ del ranking, va detto. Lo scoglio più significativo, numeri alla mano, era rappresentato già alla vigilia dalla soirée nizzarda contro i padroni di casa della Francia: nulla di più vero anche all’esito del match. Il loro talento è semplicemente straripante, basti pensare che i giocatori lasciati a casa da Deschamps per ragioni varie portano nomi come Martial, Benzema, Coman, Payet. Abbiamo sofferto, ci hanno piegato con le loro fiammate, con gli strappi di Dembelé, l’esplosività di Mbappè, il killer istinct di Griezmann ma all’ondata abbiamo saputo resistere, seppur con un pizzico di fortuna, riuscendo persino a reagire ad un certo punto con la rete del neo Capitano Bonucci per il provvisorio 2-1, prima del definitivo tris siglato dalla freccia in dote al Barcellona. Tra noi e loro al momento c’è un abisso, l’onestà intellettuale ed il rispetto per le intelligenze altrui impongono di sottolineare l’esistenza di un gap che potremo certamente colmare ma non domattina o tra un mese. Infine l’Olanda, altra nobile decaduta, altro movimento derelitto, molto più del nostro in verità, stante la mancata qualificazione ad Euro 2016 a fare da prologo a quella del prossimo Mondiale russo. La gloriosa scuola Oranje, seppur capace di portare a casa poco oro all’atto pratico, passerà alla storia come imperitura fucina di eccellenze e orientamenti tattici impareggiabili per certi versi. Da qualche anno, tuttavia, la sua vena artistica, aurea e fascinosa pare esaurita ed oggi resta poco più del simulacro del “calcio totale” che, a questo punto, fu. A Torino, gli Azzurri si sono trovati dinanzi alla prima partita non facile ma comunque da vincere (anche per il ranking…) della gestione Mancio: è finita 1-1 con noi in 10 ed in grandissima sofferenza nel finale ma con la firma di Zaza, altro rientrante da lungo esilio, che sa di ripartenza, per lui e per la squadra, di pagina voltata, di lacrime che lavano il viso.
Cinque debuttanti, tre risultati diversi, bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno ma certamente voglia, ardore e potenziale ancora da esprimere appieno, seppur non a galloni come quello di altre superpotenze. Si riparte da questo e con questo. Potevamo fare meglio? Certo, sempre. Però sapete una cosa? Il meglio è nemico del bene. W l’Italia.
Antonio Rico