Colpo di scena clamoroso a Madrid: Zinedine Zidane lascia il Real. L’uomo del destino merengue, l’artefice dello stupefacente tris continentale, chiude la sua triennale permanenza sulla panchina più prestigiosa del calcio internazionale con una cesura netta ed improvvisa alla quale l’ambiente è arrivato palesemente impreparato.
La decisione non era stata assolutamente fiutata dallo Stato Maggiore del Real, è evidente. Il volto funereo del Presidentissimo Florentino Perez, d’altronde, è stata la cartina tornasole più eloquente di questo autentico colpo di scena. Ieri mattina a Valdebebas l’ambiente era surreale, un misto di incredulità e disincanto pervadeva la sala stampa del centro tecnico madrileno quando, qualche minuto dopo l’una, Zizou ha preso il microfono per annunciare al mondo dello sport questa decisione. «È il momento. Sento che è arrivato il tempo di andar via. Non è una decisione presa al volo ma è stata meditata. Dopo tre anni al Madrid serve un cambio per continuare a vincere. Sarebbe difficile così continuare a trionfare e, siccome sono un vincente, me ne vado». Chiaro, forse laconico ma assolutamente determinato e circostanziato questo commiato. Un addio pro tempore, più semplicemente un “arrivederci” come lo stesso franco-algerino ha evidenziato, ribadendo come quella madrilista sia la sua casa e che un giorno sarà determinato a far ritorno ai Galacticos. Non sarà stata una scelta impulsiva ma nemmeno troppo figlia di una riflessione condivisa, lasciando in scacco un Real che voleva iniziare una rifondazione graduale facendo affidamento sulla continuità tecnica ed emotiva del simbolo Zidane. A questo punto le parole sibilline di CR7, proferite nel dopo partita di Kiev, assumono tutto un altro peso e potrebbe davvero verificarsi una diaspora foriera di una totale riprogettazione tecnica dei Blancos. Nubi avvolgono anche il futuro di Zidane, determinato a sottolineare come «non cerchi una panchina a tutti i costi» ma anche quanto non abbia assolutamente perso determinazione e voglia dopo soli tre anni da “head coach”. Il finale romantico lo vedrebbe tornare dalla Vecchia Signora che lo ha reso uomo, quello più suggestivo approdare all’Old Trafford dopo un sempre meno inverosimile siluramento di Mourinho anche se, allo stato, l’ipotesi dell’anno sabbatico resta quella più probabile. Sarà uno dei tormentoni dell’estate, non ci sono dubbi. I papabili sostituti? Conte, ad un passo dallo svincolo col Chelsea, Allegri, eventualmente protagonista di un clamoroso andirivieni tra Madrid e Torino e Pochettino, forte della clausola “pro Real” siglata al momento del rinnovo col Tottenham.
Dopo meno di 900 giorni, con 9 trofei in bacheca, Zidane chiude il cerchio. Un cerchio di trionfi difficilmente pareggiabili, un viaggio tra vette europee incommensurabili ed abissi profondi come un’eliminazione contro il Leganes. Una cosa è certa: stavolta non è stato un “colpo di testa” ma una pregevole decisione strategica. Au revoir Monsieur Zizou!
Antonio Rico