Il pesce è, per antonomasia, l’alimento della “memoria“, quello capace di darci elementi nutritivi importantissimi, come le proteine e gli Omega 3, che è un grasso poli-insaturo, quindi non dannoso per l’organismo, ricco di vitamine e di minerali, è stato l’alimento da cui l’uomo ha maggiormente attinto nella storia, vuoi per la sua facilità di reperibilità, vuoi per il semplice gusto e la grande quantità di specie, sia di acqua dolce che di acqua salata. Ma oggi le cose sono decisamente cambiate: è notizia di qualche giorno fa che le specie che vivono nelle profondità dei mari dell’Atlantico Nord-Occidentale, sono per la stragrande maggioranza (si calcola un dato di tre pesci su quattro) contaminati da microplastiche, ovvero dei microscopici e indistruttibili pezzetti di plastica, provenienti sicuramente dall’inquinamento prodotto dall’uomo, che in maniera scriteriata utilizza i nostri mari come vere e proprie discariche dove sversare materiale plastico, quindi non degradabile.
Queste plastiche provengono, ad esempio, nei vestiti in “pile” o nei cosmetici, in cui sotto forma di microsfere possono svolgere funzione sfoliante. Causano negli organismi marini che li ingeriscono: infiammazione, alimentazione ridotta con conseguente perdita di peso. Di conseguenza la contaminazione,come in una catena senza fine si propaga anche in specie predatrici, come tonni e pesci spada, per poi arrivare sulle nostre tavole.
I ricercatori della National University of Ireland Galway hanno studiato i pesci mesopelagici, che vivono a profondità di 1.000-2.000 metri, ma nuotano in superficie durante la notte per nutrirsi. Sono stati catturati a varie profondità per migliorare il campione, esaminando il loro stomaco hanno constatato che il 73% aveva ingerito questi inquinanti. “Abbiamo registrato una delle più alte frequenze di microplastiche tra le specie di pesci a livello globale”, la dichiarazione rilasciata da Alina Wieczoreke autrice principale dello studio. Con il loro movimento verticale, questo pesce potrebbe diffondere le microplastiche in tutto l’ecosistema marino, dalla superficie fino alle acque più profonde. Un altro risultato dovuto alla mancanza che l’uomo ha della terra, che presto o tardi ci presenta sempre il suo conto. Domenico Corsetti