E’ stata una delle parole più cercate su Google verso il finire dello scorso anno, ha strappato risate, sorrisi, battute e suscitato rabbia, indignazione e stupore. Si, avete capito bene, parliamo proprio di Spelacchio, l’alberto posizionato a piazza Venezia a Roma in occasione delle scorse festività natalizie. La sindaca Raggi arrivò, addirittura, a definirlo “semplice e raffinato” in un primo momento, rincarando la dose con “l’albero più amato al mondo” in un secondo, concludendo il tutto con con “avvieremo un’indagine interna per capire chi ha responsabilità sul suo stato di salute“.
Il problema, neanche troppo trascurabile però, risiedeva nel fatto che il povero Spelacchio era arrivato nella capitale praticamente morto, secco, asciutto, senza radici. Giunto alla fine delle festività per “trenta e trentuno”, questo abete rosso, però, fu paradossalmente tra le attrazioni più visitate di Roma nel dicembre scorso. I turisti, ma anche semplici cittadini o curiosi, si recavano a piazza Venezia per sommergere d’affetto il malandato albero con messaggini scritti su fogli di carta usati a mò di addobbo.
Concluse le festività, Spelacchio è stato rimosso e condotto a Fiemme (Trentino) dove la segheria della Magnifica ha iniziato lavorare il suo tronco per trasformarlo in una “Baby Little Home“, una casetta di legno a sostegno delle mamme dove potranno cambiare e allattare i propri pargoli. Spelacchio 2.0 tornerà a Roma il prossimo giugno, sotto una nuova veste e con una nuova linfa vitale. “Daje Spelà”, si leggeva su uno dei biglietti. Welcomeback, Spelacchio!