Nemmeno il tempo di archiviare la stagione sportiva, le sue battaglie e delusioni che per il Napoli arriva un’altra doccia fredda. La Procura federale Figc, infatti, ricevute ed esaminate le risultanze delle indagini compiute dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo campano, ha ritenuto presenti gli estremi per il deferimento di Paolo Cannavaro, Pepe Reina e Salvatore Aronica per “aver intrattenuto sin dall’anno 2009 e continuato ad intrattenere inopportune e assidue frequentazioni con esponenti della camorra”. Assieme a questi tre ex giocatori del Napoli (Reina, infatti, è un milanista in pectore), sono andati incontro a deferimento anche tre dipendenti della società presieduta da De Laurentiis: il team manager, il responsabile della biglietteria ed il direttore marketing.
La nota pubblicata nel tardo pomeriggio di lunedì dal sito della Federcalcio risulta essere molto articolata, tanto nella gamma di soggetti coinvolti quanto nella gravità delle contestazioni mosse, ovviamente alla luce dell’impostazione parzialmente inquisitoria che il diritto sportivo informa. Le indagini che hanno portato alla redazione del dossier che sarà vagliato anche e soprattutto dalla magistratura ordinaria, sono state per l’appunto condotte dalla DDA napoletana e mettono in luce una prassi comportamentale fatta di assidue e costanti frequentazioni tra i tesserati e dipendenti della società azzurra e i membri (presunti e non) della malavita a far data dall’anno 2009. Nello specifico, all’ex Capitano del Napoli tali frequentazioni avrebbero generato uno scambio di favori per l’ottenimento di biglietti, aggirando per giunta i provvedimenti dell’autorità giudiziaria ed amministrativa tramite l’utilizzo di dati anagrafici mendaci oltre a un presunto tentativo di vendita di un orologio di grande valore nella disponibilità del suocero, proprio attraverso questi “canali”. La querelle relativa ai biglietti, che aggrava oggettivamente la posizione di Cannavaro con possibili conseguenze anche in sede penale, vede inoltre coinvolte tre figure dell’organigramma azzurro, ovvero il Team manager De Matteis, il responsabile della biglietteria Cassano ed il direttore commerciale Formisano, tramiti di Cannavaro nel reperimento e nell’attribuzione dei tagliandi. Queste “inopportune frequentazioni” sono oggetto di contestazione anche nei confronti di Aronica e Reina, con quest’ultimo che sarebbe reo, tra l’altro, di aver agevolato l’ingresso di tali personaggi in aree riservate del S.Paolo. Anche se è bene evidenziare la genetica decisamente giustizialista del diritto sportivo, tesa a punire anche molte condotte astrattamente irrilevanti nel diritto penale come appunto il frequentare persone appartenenti a clan malavitosi, restano deprecabili i contorni di una vicenda che, se risultasse confermata all’esito dei rispettivi itinera, getterebbe naturale discredito sulle figure coinvolte. In questo quadro dai torbidi contorni, Napoli, Sassuolo e Palermo, le società che hanno visto tesserati nelle proprie fila i protagonisti della vicenda durante il periodo delle indagini, sono le prime a trovarsi pesantemente danneggiate, venendo anch’esse infatti deferite per responsabilità oggettiva, ovvero per il semplice fatto che loro tesserati o sottoposti abbiano posto in essere condotte illecite dal punto di vista giuridico sportivo. Ecco quindi il riproporsi con evidenza della necessità di un riassetto della normativa de quo, in palese contraddizione e discrasia con l’essenza stessa della giuridicità. Ma, come si suol dire, questo è un altro discorso.
Accanto ai tormentoni del calciomercato, ci accingeremo a vivere un’estate densa di accadimenti anche nelle aule della giustizia sportiva, con possibili e importanti ripercussioni anche per la stagione futura. Impossibile, allo stato, esprimere un giudizio definitivo sulla vicenda. Doveroso, invece, mettersi alla finestra per monitorarne gli sviluppi.
Antonio Rico