Mi colpisce sempre la diversità, l’enorme diversità, del peso che ha l’idea di chi tradisce rispetto a quello che ha l’idea di chi è tradito.
Il tradimento scatena in chi lo subisce le più forti reazioni dell’istinto di sopravvivenza.
Chi tradisce tende a minimizzare, chi è tradito tende ad ingigantire; chi tradisce è reticente, chi è tradito brama di insana curiosità; chi tradisce non si rende conto di quanto male fa, chi è tradito crede di vivere quanto di peggio possa capitare.
Il tradimento distrugge, logora, indebolisce, ma può anche sanare amori malati. Il tradimento è problema. Ma c’è una soluzione? C’è un modo per prevenirlo o prevederlo? E’ possibile scoprire se il partner è un traditore o un fedelissimo del rapporto di coppia? Pare proprio di si, sottoponendolo a un test sull’autostima e la fiducia in sé stessi. E’ una recente ricerca, condotta dalla Indiana University, a svelare che l’istinto al tradimento molto avrebbe a che fare con la propria personalità sessuale, nello specifico con l’insicurezza e l’ansia da prestazione. Quando si tratta di tradimenti o di piccole scappatelle ad essere decisivo non è tanto il rapporto con il partner, ma il rapporto che ciascuno ha con sé stesso. Ciò vale principalmente per gli uomini. E’ l’insicurezza dunque all’origine del tradimento. Un uomo che è tormentato dalla paura della brutta figura a letto, che non è sicuro delle proprie capacità amatorie sarà più incline a tradire perché – si legge nella ricerca – “è più facile e rilassante relazionarsi con una persona sconosciuta che nulla sa del nostro passato sessuale” e con cui non si è costretti ad intrattenere un rapporto in cui i punti deboli vengano allo scoperto. Insomma, durante un’avventura extraconiugale è più facile sentirsi a proprio agio, reinventandosi una personalità libera da angosce che ci condizionano il quotidiano, senza troppa invasione di campo da parte del partner di turno. Un po’ come se una scappatella fosse un universo parallelo, in cui possiamo essere amanti più bravi, più sicuri, più appassionati, più liberi, dando sfogo nello stesso tempo a pulsioni che magari con il partner non si mettono in pratica per paura di essere giudicati. L’amante invece si dimentica e dimentica tutto: una volta uscita/o dal letto, sparisce, tornando ad essere un illustre sconosciuto.
La scoperta è arrivata attraverso un sondaggio on-line, a cui si sono sottoposti 506 uomini e 416 donne e a cui è stato chiesto di raccontare della propria vita di coppia, dei propri comportamenti sessuali e degli eventuali tradimenti fatti o subiti. Dalle risposte sono emersi dati rilevanti per tracciare il profilo del traditore seriale: una persona religiosa, con un lavoro sicuro e stimato e un matrimonio non altrettanto soddisfacente, tanto che circa il 20% di entrambi i sessi ha dichiarato di aver avuto un flirt extra. Mettendo poi in relazione i dati, è facile intuire come l’ufficio diventi spesso il luogo in cui si incontra l’amante.
Ma c’è dell’altro. Ad esempio che gli uomini che si eccitano facilmente sono più inclini a tradire perché “non riescono a tenere a bada l’istinto”, mentre per le donne la motivazione principale è l’insoddisfazione riguardo il proprio rapporto di coppia. Per entrambi però è vero che l’insicurezza e l’ansia da prestazione spingono maggiormente all’adulterio, 4% per le donne e 6% per gli uomini. Se poi la scappatella diventa un orgasmo di autostima per il proprio ego, ecco che rischia di diventare un vizio, una dipendenza per tenere alta la considerazione di sé, come in un’evasione da sé stessi, che è poi un’evasione dalla libertà. Gianluca Rubeo