Continuiamo a parlarvi dei problemi che affliggono la nostra terra, non per creare allarmismo, ma per sensibilizzare ti, per spingere tutti a rispettare l’ambiente che ci circonda. L’ultimo allarme è lanciato dal Wwf e si riallaccia sempre all’accordo sul clima siglato a Parigi di cui vi abbiamo parlato alcuni giorni fa, se non inizieremo a rispettare quelle direttive, quegli accordi entro i prossimi sessanta anni metà delle specie vegetali e animali che popolano il paese rischiano l’estinzione. Questo nel caso se per l’appunto non agiremo per contrastare il riscaldamento globale, scenario che gli scienziati chiamano:business as usual. Se invece gli stati rispetteranno gli accordi presi a Parigi la percentuale di specie a rischio estinzione scenderebbe al 25% certo sempre molto, ma in pratica si dimezzerebbe la percentuale di estinzione. La morte di queste specie animali e vegetali, verrebbe causata dagli agenti atmosferici estremi, quali: inondazioni, siccità con la conseguente incapacità degli organismi ad ambientarsi ai cambiamenti del loro habitat naturale.
Lo studio del Wwf ipotizza tre scenari, ipotizzati con uno studio portato avanti insieme all’Università dell’East Anglia e della James Cook University, questo studio ha preso in esame oltre 80 mila specie in 35 regioni della terra, zone scelte con il criterio di unicità, ovvero zone dall’habitat quasi immutato come l’Amazzonia, il Madagascar e l’Australia, quindi zone ancora per lo più incontaminate dall’uomo. È qui che hanno studiato il comportamento degli esseri viventi ai cambiamenti climatici, gli scenari ipotizzati sono tre: un aumento della temperatura di 4,5 gradi, cioè quello destinato a verificarsi se non agiamo in alcun modo, un incremento pari a 3,2 gradi, che al momento sembra essere l’opzione più plausibile, ed infine una crescita di 2 gradi, come auspicato dall’Accordo di Parigi.
Nell’ipotesi più probabile, quella intermedia, ovvero un aumento di 3,2 gradi centigradi della temperatura comporterebbe l’estinzione del 59% delle specie vegetali, il 50 percento dei mammiferi e il 62% degli anfibi. La zona più a rischio è quella centro africana, che con la sua morfologia che con i suoi alberi di piccole dimensioni esporrebbe in maniera più marcata le specie animali al mutamento climatico, mettendo così a rischio, zebre, rinoceronti, giraffe, qui addirittura se la temperatura aumentasse di 4.5 gradi il rischio estinzione per queste specie salirebbe all’80%. Il Mediterraneo invece,la zona che più ci riguarda da vicino, è inserita anch’essa nelle zone a rischio, qui tre specie di tartarughe marine hanno il loro centro di riproduzione, la tartaruga liuto, la tartaruga verde e la caretta caretta. L’aumentare della temperatura della sabbia, dove andrebbero a depositare le uova comporterebbe la nascita di sole tartarughe femmine o addirittura la non nascita di altri esemplari. Quindi come per gli altri temi che abbiamo trattato sul tema, speriamo davvero in un senso di responsabilità degli stati che hanno aderito all’accordo sul clima, anche se ribadiamo lo sfilarsi degli Stati Uniti non ci fa essere ottimisti.
Domenico Corsetti